Testo e foto di Francesco Parrella/

@francescoparrella

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Sebbene sia una metropoli con oltre 3 milioni di abitanti la capitale del Vietnam conserva tratti distintivi propri del vita di campagna.

D’estate ad Hanoi il sole sorge qualche minuto dopo le cinque. A quell’ora sono ancora poche le persone per strada. Nella campagna circostante invece c’è già chi ha raggiunto i campi e chi lavora nelle risaie. Diverse contadine percorrono a piedi la strada che dalla periferia porta al centro cittadino. Portano sulla spalla il tradizionale «dong hang», il bilanciere fatto con una striscia di canna di bambù, lungo circa un metro e mezzo, e largo dai cinque ai sette centimetri, a cui sono appesi con delle stringhe vegetali due cesti rotondi alle estremità. Ogni cesto è pieno di frutta, verdura oppure ortaggi. Il cappello a cono di paglia (nòn là) lo indosseranno una volta raggiunta la città quando il sole è già alto e servirà a proteggersi dai suoi raggi, durante il giro che faranno da un quartiere all’altro col loro «negozio» ambulante. Girano la città tutto il giorno. Se si fermano in un posto fisso può accadere che qualche poliziotto le multi o gli sequestri la merce insieme alla stadera che portano appesa al bilanciere. Anche gli autisti dei cosiddetti moto-taxi, xe om in vietnamese, sono mattutini. Stanno seduti sui loro motorini agli angoli delle strade in attesa di qualche «corsa». Anche loro sono abusivi, e senza un lavoro si arrangiano così. Alcuni si propongono come guida anche per l’intera giornata. C’è chi i turisti li aspetta all’uscita dagli alberghi, chi fuori i musei; la maggior parte vorrà accompagnarvi al museo Etnologico, che interessante lo è, non meno però del museo di Belle Arti, del museo della Letteratura o di Storia militare, del Complesso di Ho Chi Minh o dell’antica Cittadella Imperiale. Basterà dare un’occhiata alla cartina della città, per accorgersi che il museo Etnologico è anche quello più lontano da raggiungere, e quindi più remunerativa sarà anche  la «corsa». Nel frattempo si sono fatte le 6, e nel Quartiere Vecchio di Hanoi, dedalo di vie affollate di bancarelle, negozi e botteghe artigiane, tra case strette e lunghe, sulla sella di uno dei tantissimi motorini ancora parcheggiati, il gallo che dal primo giorno continua a tirarvi così presto giù dal letto non smette di cantare. Questa è anche l’ora della colazione per molti vietnamiti. E, come per il pranzo e la cena, si consuma per strada, seduti a dei mini tavolini di plastica sui marciapiedi. Molte «cucine» a conduzione familiare a quest’ora servono il Pho, a base di zuppa di pollo/gamberi con spaghetti di riso in brodo caldo di carne con cipolle, germogli di soia, e il lime spremuto dentro.

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INCONTRI RAVVICINATI – Duyên, è una ragazza di 22 anni, vive e lavora nella provincia di Ha Bac, a 30 chilometri dalla capitale, già laureata, in comunicazione, è ad Hanoi per seguire un corso di formazione. «Ti va di fare due chiacchiere in inglese?», chiede. Il giorno prima, sempre ai giardini del lago della Spada Restituita, rinominato lago Hoan Kiem, (una delle principali attrazioni al centro di Hanoi molto suggestivo di sera ma anche un’oasi in mezzo al caos del traffico), un’altra ragazza aveva fatto una domanda simile, spiegando che chi conosce un pò l’inglese l’unico modo di esercitarsi è parlare con gli stranieri. Duyên racconta di non aver mai viaggiato fuori dal suo Paese, vorrebbe andare in Europa, vedere Londra. «Dovrò mettere da parte un pò di soldi», spiega, «ma mi ci vorrà tempo», molto, lascia intendere. Nel frattempo chiede di farsi un selfie insieme, che pubblicherà sorridente e soddisfatta subito dopo sulla sua pagina Facebook», poi ringrazia, saluta e se ne va. Più sorprendente una coppia di giovani vietnamiti; chiede semplicemente di essere fotografata, felice magari di mandare all’estero almeno una loro immagine.

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UNA CITTÁ CHE VA A LETTO PRESTO – Ad Hanoi si va a letto presto. Alle 10 di sera le strade, caotiche di giorno per il via vai incessante di motorini, sono pressocchè deserte, e il silenzio per qualche ora sembra fare pace con la città. Fa eccezione il weekend, quando nel Quartiere Vecchio c’è un mercato serale. Una lunga fila di bancarelle occupa una delle strade più larghe in direzione del lago Hoan Kiem; anche i negozi sui due lati del marciapiede restano aperti, ed è un mix di mercanzie, luci, colori, odori, senza però la frenesia del giorno, ed assomiglia tanto ad una festa di quartiere. Non mancano i mercati mattutini. Ve n’è uno allocato sui binari che attraversano, tra le case, una parte della città. In questo caso il contesto, di dignitosa povertà, rende interessante anche il mercato. Un altro, abbastanza grande, si tiene nei pressi della stazione centrale dei treni. E’ in un quartiere popolare, tra edifici recenti e meno recenti, chi colorato e chi no. Ci sono vicoli strettissimi che vale la pena percorrere, per godere di una silenziosità che difficilmente è possibile trovare in altre parti della città, e della tradizionale e ravvicinata ospitalità dei residenti. Immancabile arriva anche il giorno della partenza. Anche stavolta di mattino presto. La tentazione di non mettere la sveglia confidando che a tirarvi giù dal letto sia ancora una volta il canto del pennuto, difficilmente prevarrà. «Driiiiiiiiiiiii……..». Sono le 4.30 del mattino, ma aspettavate che suonasse già da mezz’ora.

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