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Viaggiare in Afganistan. Ieri, oggi, domani? Il nostro Erodoto percorre strade impervie diretto verso oriente, e lo fa con una serie di testimonianze. Tra queste quella di Bruno Casini, che oggi si occupa di comunicazione e promozione culturale ma che nel 1975, da studente di filosofia, decise di prendere uno zaino, tante cassette e qualche diario diretto verso l’Afganistan della mitologia freak. Con lui abbiamo realizzato un’intervista che troverete sul prossimo numero di Erodoto108 in uscita il prossimo lunedì. Stay tuned con i Cosmos e Alan Sorrenti di sottofondo mentre leggete un assaggio del diario pubblicato con il titolo “1975: viaggio in Afghanistan. Diari e avventure freak” dalla Catcher nel 2006.

15 agosto 1975

Ci svegliamo nella città turca di Erzurum, ci alziamo uno alla volta, il mio letto, dove ho appena dormito è illuminato dal sole mattutino, è una bella immagine, molto calorosa. Per colazione mangiamo uva dolcissima, sembra miele. Erzurum è circondata da montagne altissime, valichiamo molti passi a quote molto alte. Il viaggio si tramuta in avventura, la strada non è asfaltata, piena di buche, dobbiamo guadare anche un piccolo torrente, il ponte non esiste, tra l’altro in questo contesto i camionisti turchi vivono a una velocità pazzesca. Direzione Agri: 180 chilometri. Costeggiamo il Buyuk Agri, una della più alte montagne di tutto l’altopiano turco (5165 metri), da lontano appare maestoso, insormontabile, pieno di ghiacciai e di neve.

Ci fermiamo a pranzo in un piccolo paese. Si chiama Eleskirt, qui la cucina inizia a cambiare: mangiamo fagiolini in umido, kebab con molta carne tritata e yogurt. Arriviamo alla frontiera turca veros il tramonto. Si sta avvicinando l’Iran. Fa molto freddo e tira un vento gelido e molto forte. Calano le tenebre, non so ma mi vengono in mente in questo scenario le gesta del conte Dracula, il paesaggio è molto gotico ed anche un po’ spettrale. Siamo in Iran, o Persia, come dir si voglia, siamo in un regime molto autoritario. La benzina non costa niente, un litro costa 7 ryals, un pieno 7 ryals, oviamente la moneta è il ryals. Dalla frontiera iraniana arriviamo a Maku, prima città persiana, prendiamo la direzione di Marand (178 km) la strada è ottima dopo le piste avventuriere della Turchia. Arriviamo a Marand, in piena notte. Qui si ha la sensazione di essere più avanti con il tempo. Un tripudio di luci e progresso, troviamo una persona gentilissima che ci porta in un ottimo hotel. Dormiamo in una camera luminosa e spaziosa. Il mio letto proprio di fronte a una finestra enorme che dà sulla strada principale. I primi rumori del mattino e del mercato mi conciliano il risveglio. Apro gli occhi, un alba cosmica. Anche ieri notte lungo il viaggio abbiamo ascoltato Alan Sorrenti, Aria, è un disco filosofico, denso di messaggi, di felicità, ma anche di ansie e paure.
Oggi pomeriggio ho tirato fuori dal mio zaino una cassetta da Antonio Infantino, si chiama i Tarantolati, una musica di grande ritmo e in molti momenti ci dà la forza di continuare a proseguire.

16 agosto 1975

La Persia è un paese sconfinato, lasciamo Marand, Direzione Tabriz (71 km), dopo aver fatto colazione con del chaay (thè) e asseggiato dei dolcini persiani, buonissimi, molto speziati, con aromi naturali e rivestiti di crema, ci mettiamo in macchina, ripendiamo il viaggio, lungo, intenso, zeppo di vibrazioni, ricolmo di rimandi esistenziali. Ascoltiamo i Comus, entriamo nel loro mondo fatto di cori e musiche acustiche, i Comus mi ricordano weekend passati in Casentino, in Toscana, a strippare di brutto, con trip mistici e anche un po’ paranoici, naturalmente i Comus ci tranquillizzavano e ci riportavano a terra, erano un antidoto per riportarti alla calma e alle buone vibrazioni (…)
(…)

20 agosto 1975

Vivere istante per istante, momento per momento e così mi sveglio a Herat con questo piccolo slogan filosofico Non è semplice subito penetrare nella dimensione di qui, ci vuole un po’ di tempo e me lo sto prendendo. Herat è una piccola città di altri tempi, tutto è avvolto in strani incantesimi, tutto è avvolto in vecchi modi di vita. Ecco qui riscopro vecchi metodi tribali, si assapora per la strada e si vede nei comportamenti e nei visi degli afghani. Mi affascinano i vecchi, i loro visi sono pieni di storia e di sagge tradizioni. Questo è un paese dove sono presenti famiglie tribali, che abitano nelle montagne circostanti. Stavo pensando in questi giorni al libro di Laing, “La politica dell’esperienza”, volevo venire a conoscere queste realtà e ci sono riuscito, mi idenfitico pienamente ma ho la testa in Occidente, nel mio sistema sociale dove vivo, consumo e lotto quotidianamente. Nel nostro hotel si assaporano le atmosfere freak, internazionali, al mattino fare colazione con thè, yogurt e pane fresco mi trovo davanti francesi, americani, tedeschi e noi italiani, un bel vestiario umano, tutti molto gentili, comunicativi, tutti hanno nello sguardo il viaggio e le rughe intelligenti del viaggio. (…)

22 agosto 1975

Maledetta miseria: oggi non riesco a bere thè, ho voglia di bere coca-cola, entro in crisi, bisogna saper rifiutare ma io non i riesco e mi bevo la bevanda amerikana. Queste sono le mie contraddizioni, ma che ci posso fare!!! Dopo aver fatto colazione, un abbondante breakfast, il mattino è molto conciliante, dopo ci mettiamo a leggere, meditare, pensare, riflettere, è uno spazio dove uno sprofonda e si rilassa. Qualcuno mi chiede se voglio farmi i tarocchi, le carte: escono delle arte bellissime come l’angelo, il sole, le stelle, il mondo, gli amanti, la giustizia, la temperanza, il matto, il carro, la papessa .. mi spiegano che ci sono delle cose belle e delle cose da verificare e da risolvere. Come sempre usciamo al tramonto, vediamo il sole che scompare piano piano, e una luna (stasera) piena che si sta alzando lentamente, è una luna con gli occhi, la bocca, il naso e uno sguardo morbido protratto verso l’infinito. La luce lunare illumina i minareti di Herat, ad un certo punto è fortissima, sembra di essere di giorno con la luce fredda e spigolosa della luna, si incontrano tante persone, che anno sulle terrazze degli alberghi a fumare di tutto, proprio di tutto.
Mi rimarranno dentro queste notti afghane, per sempre, saranno dei ricordi impossibili da dimenticare, e poi le stelle, una cascata di luce. Proprio un anno fa ero in Marocco ed anche lì, tutte le notti, scrutavamo i cieli zeppi di stelle e comete, specialmente a Ketama, due giorni passati su queste montagne, lunghe passeggiate tra i sentieri, letture e richiami astrologici. Tutti su un furgone Transit guidato dal capo tribù Derno Ricci, da Firenze fino a Essaoirà, sulla costa atlantica passando dalla Spagna.