Padiglione 9A del Macro. Il sufismo, la ricerca mistica, la relazione tra coscienza e realtà, sono questi i temi dell’esposizione ospite per la prima personale italiana di Faig Ahmed al Macro, al Testaccio. Il giovane artista azero, classe 1982, vive e lavora a Baku, dove sperimenta le relazioni, artistiche, tra le tradizioni culturali del suo paese e la contemporaneità.
La mostra è composta da numerose opere, tra cui grandi installazioni, video, e i suoi noti “carpet works”, con i quali l’artista trasforma oggetti dalla tradizione secolare in imponenti opere d’arte contemporanea, creando manufatti lanciati nel futuro con un’estetica azzardata, fuori dal tempo, che neanche la fedele esecuzione secondo i procedimenti antichi riesce a tenere con i piedi per terra.
Partendo infatti dal design dei tradizionali tappeti dell’Asia centrale, Ahmed li manomette e li progetta in forma digitale. Questa rielaborazione viene poi trasferita su disegni a grandezza naturale per essere a loro volta lavorati da artigiani locali su telai tradizionali: un mix tra l’estetica antica e le trasformazioni di pixel che porta fino alla liquefazione dell’immagine.
Al centro della sala, è posta una monumentale installazione che sfida le leggi fisiche e dispone il pavimento tessuto di una moschea in una sorta di onda che travolgere lo spettatore.

Faig Ahmed
Points of perception

Inaugurazione: martedì 9 febbraio ore 18.00
Apertura al pubblico: 10 febbraio – 29 marzo 2016
MACRO Testaccio
Padiglione 9A
Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma