Testo e foto di Letizia Sgalambro

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Assayta. Basha Hotel

Sono partita impreparata. Nonostante avessi letto, ascoltato, guardato su internet, non avevo capito.
Non avevo capito che dormire sotto i cieli stellati privi di qualsiasi inquinamento luminoso è un’esperienza che ti tocca il cuore.

Non avevo capito che avremmo visto una gran quantità di animali, coccodrilli compresi, e sarebbe stato normale perché sono dentro il loro ambiente.

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Lago Gamari

Non avevo immaginato che sentire i bambini chiederci penne e quaderni mi avrebbe fatto sentire così superficiale nel pensare ai miei bisogni essenziali. E che si può fare scuola in qualsiasi situazione, basta avere la voglia e la giusta autorevolezza.

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Scuola di Melabday

Non avevo pensato che andare a dormire appena fa buio e svegliarsi la mattina alle prime luci del giorno mi avrebbe fatto sentire così in armonia con i ritmi dalla natura.

Non mi ero immaginata che la vicinanza al vulcano dell’Erta Ale, che poter percepire tutta la sua energia mi avrebbe fatto toccare con mano la potenza dei quattro elementi fondamentali.

Non avevo pensato che le grandi distese di qualsiasi tipo di deserto ti allargano il cuore per permetterti di contenere l’infinito. E di poter trovare conchiglie piccolissime in mezzo a quell’aridità.

Non avevo capito quanto è duro lavorare il sale, sia che tu lo estragga dal lago salato, sia che tu lo scavi dal deserto, e neppure l’importanza e la fierezza dei dromedari che accompagnano gli uomini che lavorano con pazienza e resistenza.

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Dallol

Non avevo capito che per godersi gli spettacoli della natura o del lavoro dell’uomo quali il Dallol o le chiese rupestri devi essere disposto a soffrire il caldo, la pressione bassa, la fatica, ma è proprio per questo che alla fine non hai parole per descrivere la tua meraviglia.

Non mi ero immaginata che le capanne possono essere costruite in tantissimi modi diversi e che dormire per terra, sulla polvere, non è così scomodo come si potrebbe pensare.

Non avevo pensato che il silenzio della terra, lontano da macchine e dalla civiltà ti potesse permettere di ascoltare la voce della tua anima.

Insomma, mi sono sentita un po’ fregata, perché l’esperienza è stata molto più forte di quanto mi sarei aspettata e adesso, a 10 giorni dal rientro, continuo ad avere una grande nostalgia. Questa non l’avevo messa in conto.