Testo e fotografie di Alberico Crafa

Se qualcuno mi dovesse chiedere “ci ritorneresti in Giordania” risponderei “si, senza dubbio”. Sento di aver lasciato qualcosa, sento di doverci tornare. Mi trovo ad Amman, la capitale, città poco affascinante si direbbe a prima vista, ricca di contrasti, “povera” si direbbe dal punti di vista artistico come del resto tutte le capitali create per qualche tornaconto: situata su una zona collinare tra il deserto e la fertile Valle del Giordano, grazie al clima temperato ospita quasi la metà dell’intera popolazione giordana.

Amman ha due volti. Quello moderno fatto di edifici ultramoderni ( ultime arrivate le torri del Jordan Gate, tanto odiate dai giordani), hotel, eleganti ristoranti a caccia di turisti e poi c’è quello antico, quello dove si respira il profumo intenso delle spezie nei Suq, caotica ( come quella moderna) , affascinante senza dubbio. E’ proprio li che vorrei ritornare, tra i Suq, tra il profumo intenso di incenso, spezie e quell’odore così pregnante tipico di ogni città d’Oriente. Amman è una città che sa d’Oriente e che stimola i sensi: i profumi, il caldo asfissiante in estate, il traffico insostenibile tipico di ogni metropoli d’oriente, i claxon che suonano 24 ore su 24 ( vi siete mai chiesti perché “dall’altra parte del mondo” si usi così tanto il claxon?!).

La giornata ad Amman comincia come nessuno se lo aspetterebbe mai. E’ inutile mettere la sveglia, all’alba la voce del muezzin dalla vicina moschea del mio hotel chiama anche me a raccolta. Inizia così la giornata, col saluto rivolto ad Allah. Decido di immergermi in città, abbandono la goffaggine del turista e mi lascio trasportare sensi, osservo e ascolto come un bambino. In una delle tante bancarelle nel cuore della città vecchia si possono gustare i “falàfel” (polpette di ceci), o del pane arabo accompagnato con dell’ “hùmmus” (crema di ceci). Più mi addentro tra i vicoletti del mercato più scopro sapori nuovi: pistacchi siriani, datteri provenienti da Aqaba, mandorle della fertile Valle del Giordano. Mi avvicino ad un ragazzino e alla sua bancarella, vende libri, uno in particolare mi colpisce. E’ un Corano, il nome di Allah campeggia dorato sulla copertina nera. Decido di comprarlo per 2 dinari, non contratto nemmeno sul prezzo. E’ tardi, sono talmente stordito dal traffico e dall’andirivieni incessante di uomini, donne e bambini che per un attimo non so più cosa fare. Ritorna però lo stesso richiamo della mattina, mi richiama riportandomi alla realtà che mi circonda. E’ il tramonto e la voce del muezzin dai minareti della mosche Al-Hussein chiama a raccolta i fedeli per la preghiera canonica. Si conclude così com’era cominciata la mia giornata ad Amman.

Giordania giugno 2013.

Amman street

 

Meschea Hussein

 

Moschea Hussein