Testo e foto di Isabella Mancini

Ciò che resta. La valle sullo sfondo, la catena dell’Atlante che inizia la sua salita

A trenta chilometri da Marrakesh, ai piedi della catena montuosa dell’Atlante, c’è una valle. La valle di un fiume, spesso in secca, l’Ourika. Popolato da persone di origine berbera è considerato un luogo dove si conservano autentiche le tradizioni e la natura di questo pezzetto di Africa. Dalla finestra vedo la valle mentre l’odore della menta riempie le narici prima di volare via a cavalo di un canto e un battito di mani.

«giunto là ’ve d’Atlante il capo e ’l fianco
scorgea, de le cui spalle il cielo è soma;
d’Atlante la cui testa irta di pini,
di nubi involta, a piogge, a vènti, a nembi
è sempre esposta; il cui mento, il cui dorso,
e per nevi e per gel canuto e gobbo,
è da fiumi rigato. In questo monte,
che fu padre di Maia, avo di lui…»

(Virgilio, Eneide, nella traduzione di Annibal Caro, IV, 366-373)