Testo e foto di Silvia Landi
Non esiste come comparare la concezione temporale Africana con quella in mio possesso. Le giornate, senza voler generalizzare troppo, a Nyololo, nella regione di Iringa, in Tanzania, scorrono seguendo un ritmo decisamente circadiano, solare, assolutamente scollegato da quello che l’orologio può suggerirci, e decisamente senza che questo possa limitarti. Ogni cosa necessita di una quantità di tempo che è quasi impensabile, per me organizzatrice, abituata alla programmazione, alla speculazione sul minuto, agli incastri degni di una contorsionista d’impegni (o almeno così mi sembra di essere qui, comparata a tutto il resto).
Le distanze si dilatano, il tempo segue i km da percorrere, e l’essere umano si adegua inevitabilmente ai ritmi
imposti dal nascere e morire del sole in particolare nelle zone rurali (la maggioranza) dove l’energia elettrica non è ancora arrivata.
La sensazione che si ha appena arrivati è quella di doversi prendere per tempo per riuscire a concludere qualcosa
durante la giornata, e allo stesso tempo, concepire l’idea che spesso non si riuscirà a fare tutto quello che ci si
era prefissati di fare.
Cose che normalmente ci appaiono automatiche ed immediate, di rapida risoluzione come per esempio fare la doccia, si trasformano in una buona mezz’ora di tempo per scaldare l’acqua e conseguente mezz’ora buona per mescerla con l’acqua fredda per non ustionarsi ed avere una quantità sufficiente per lavarsi per intero, insaponarsi, sciacquarsi dosando l’acqua con una ciotola. Chiaramente sempre che l’acqua ci sia.
Ci si abitua? Certamente! E la mentalità del risparmio/guadagno del tempo, porta ad un certo punto a riuscire ad incastrare altre duecento cose mentre ci si organizza per farsi una semplice “doccia”.
Ma l’Africa probabilmente mi vorrebbe più tranquilla, più serena, non esiste proprio l’idea della perdita di tempo, del ritardo, se è per questo nemmeno di prendere un appuntamento in una data precisa, ad un’ora precisa. Per cui mi lascio cullare dall’altalenante sensazione di aver una gran voglia di incazzarmi mista al crescente desiderio di riuscire a godermi invece un ritmo delle cose, della vita decisamente più rilassato.
Non parlare poi del lavaggio dei panni; viene da sé che l’assenza di elettricità e di acqua calda, porta al lavaggio a
mano. E qual’è il problema? Nessuno, chiaramente finché si tratta di lavare mutande e simili, ma quando si tratta di lavare le lenzuola da una piazza e mezzo? Si tratta, tanto per cominciare di scegliere una giornata e prevedere che verrà occupata interamente dal bucato, poi tirarti su le maniche e darci dentro di olio di gomito. Sperando che non sopraggiungano troppo presto le amate pulci, perché a quel punto si tratterà di far bollire tutte le lenzuola e probabilmente anche tutti gli abiti di cui si è in possesso.

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Altro evento non da poco, all’interno della settimana, è andare a fare la spesa: il centro di salute rurale di
Nyololo, come si deduce dalla denominazione stessa, si trova in una zona piuttosto isolata (ma ce ne sono di più
isolate), il cui villaggio più vicino, che conta circa 3000 abitanti, si trova ad una distanza di circa 8 km. C’è da
dire che in questo villaggio si trova più facilmente una ricarica telefonica di un paio di sacchetti di frutta
(questione di priorità evidentemente, o più probabilmente di denaro tanto per cambiare), pertanto per fare una buona e varia spesa, ci si deve fare un bel viaggio in macchina di un’oretta circa. Trattandosi di una serie di acquisti che deve durare per 6/7 giorni, le ore che verranno impiegate saranno direttamente proporzionali, si prevede sempre di restare in giro circa 7 o 8 ore per riuscire a trovare tutto quello che si sta cercando.
Evidentemente non si tratta di entrare in un supermercato e riempire il carrello di beni di prima necessità, si deve invece armarsi di santa pazienza e fare il giro del mercato per frutta, verdura, legumi, riso e farine per poi
cominciare a vagare tra i negozietti (fisicamente baracche più o meno scassate, con un bel pezzo di lamiera per tetto) alla ricerca di zucchero, fiammiferi, carta igienica, saponi vari, yogurt se capita, olio (rigorosamente di semi), pane, uova e così via.
C’è da dire che la fortuna è molta se almeno due delle cose della lista precedente si riesce a trovarle in uno stesso
negozio. Così la giornata vola, tra la polvere, gli sguardi che ti ritrovi perennemente addosso perché troppo bianco, le contrattazioni, le ricerche e le rinunce. Al mercato quel che trovi prendi, la lista è sommaria quando si parte, e si torna a casa felici di aver trovato i fagiolini o i manghi maturi.

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silvialandiSilvia Landi, 23 anni, ostetrica, è in Tanzania, nella regione di Iringa, nel villaggio rurale di Nyololo dove è impegnata con il Servizi Civile Internazionale per l’ong italiana COPE attiva nel paese dal 2004.