E’ la più grande sinagoga d’Europa: 75 metri di lunghezza, 27 di larghezza, due torri alte 43 metri ciascuna. E’ stata d’ispirazione per la costruzione della sinagoga centrale di Manhattan e fu inaugurata a settembre del 1859. La grane sinagoga di Budapest è nel cuore della città ed ospita un museo aperto nel 1860 con il sostegno del fondatore del sionismo Theodor Herzl. Lo scrittore e giornalista era nato a due passi dal luogo dove sorge la sinagoga, in via Dohàny. Pochi metri più in là si trovano altre due sinagoghe: la sinagoga ortodossa in Kazinczi utca e la sinagoga di Rumbach Utca.
Le tracce della memoria della seconda guerra mondiale sono conservate per rendere giustizia di una strage senza senso. Durante la seconda guerra mondiale gli ebrei di Budapest vennero confinati in un pezzetto di terra costretto tra quattro strade, un ghetto, creato dal governo Szalasi. Divisi in sei diverse categorie, circa 60000 ebrei furono chiusi qui in condizioni disumane negli appartamenti del ghetto, recintato da un muro di legno.
Nel lato settentrionale della sinagoga il monumento alle vittime della Shoah che sorge sulle fosse comuni delle vittime degli eccidi nazisti. Un albero della vita pieno d foglie di metallo raccoglie i nomi di alcune delle centinaia di migliaia di vittime. Nello stesso cortile anche il memoriale dei Giusti: il primo ella lista è il diplomatico svedese Raoul Gustav Wallenberg a cui migliaia di ebrei ungheresi devono la vita grazie ai “suoi” passaporti che permettevano di espatriare in Svezia e sfuggire alle deportazioni. E poi i nomi di alcuni italiani come Angelo Rotta, arcivescovo e nunzio apostolico, Giorgio Perlasca, commerciante italiano che si finse Console generale di Spagna, e Gennaro Verolino, anche lui prelato italiano.
L’ultima traccia di questo delirio di sangue e sofferenza si trova sulla riva del Danubio, sul lato di Pest a pochi passi dal Parlamento: decine i scarpe, sculture realizzate da Can Togay e Gyula Pauer. Scarpe abbandonate a ricordo della strage dei miliziani del Partito delle Croci Frecciate, la milizia ungherese che collaborava fianco a fianco con i nazisti tedeschi per la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento. Dopo averli imprigionati nelle loro stesse case all’interno del ghetto, i miliziani decisero di assassinare le proprie vittime in città. Gli ebrei venivano trascinati lungo il fiume Danubio, legati a gruppi di tre e uccisi con un colpo alla nuca; i loro cadaveri venivano gettati nel fiume.
La Storia è così parte integrante del presente.
Poi però si alza la testa e si trova il filo spinato al confine dell’Ungheria con la Serbia e un altro con la Grecia.
Tracce di vita spezzata disseminati nei terreni, lungo i fiumi, nelle città.
E ti domandi se mai impareremo.