Testo e foto di Isabella Mancini

Il senso del tempo in un mondo dove tutto si produce, si consuma, si polverizza e poi si getta soffre lo stesso male. Il tempo produce l’immagine di se stesso, poi lo si consuma fino allo sfinimento, poi lo si butta e si dimentica. Ma il tempo del consumismo sfugge alla dimensione dell’uomo, del qui e dell’ora, e non ti aspetti di doverlo affrontare al di là della tua volontà e con esso affrontare le pieghe della tua coscienza che hai buttato via con l’ultima defecazione del tempo.

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Père-Lachaise è il più grande cimitero intramurario di Parigi. I personaggi famosi riposano tra marmi, più o meno in buone condizioni, mentre ogni anno passano da qua oltre tre milioni di persone.
L’albero di fronte alla tomba di Jim Morrison è stato protetto dalla follia dei suoi infaticabili fans con delle stecche di canna dove campeggiano gomme masticate colorate e messaggi d’amore. Lasciati da chi? Per cosa? La transenna di fronte alla tomba offre invece la varietà delle tipologie di braccialetti che si possono lasciare lì come testimonianza di questo passaggio terreno. La tomba di Modigliani si perde invece tra le decine del suo settore, coperte da sassi, testimonianza, anche qui, di un passaggio, di una mamoria, discreta. Quella di Edith Piaff ospita splendidi fiori, freschi, appena portati, forse anche questi omaggio dei fans.

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Poi, mentre nomi di sconosciuti si affiancano a quelli noti di scrittori, artisti, politici e giornalisti, sbuca il nome di Suzan, 21 anni, deceduta al Bataclan il 13 novembre 2015. Una conchiglia, degli angioletti di terracotta, biglietti della metro e le sue foto. Più avanti, su una tomba di mar nero lucido, c’è un porta matite, dei sassi disegnati, il nome sulla lapide è quello di Bernard Verlach, conosciuto come Tignous, ucciso a Parigi il 7 gennaio, nell’attentato nella sede di Charlie Hebdo. Quel venerdì di novembre sono morte 130 persone, in quello di gennaio venti. Il tempo si ferma, in questo spazio unico si ritrovano i corpi di coloro che sono stati portati via dalla devastazione del terrotrismo che ha martoriato la città delle luci facendola sprofondare in un buio profondo. Due momenti diversi, l’inizio di un colpo al cuore dell’Europa, la strage alla redazione di Charlie Hebdo, l’incapacità di affrontare i germi di una follia che nasce da quel cuore d’Europa nutrendosi dei fondamentalismi che attraversano il Medioriente, il Nord Africa e non solo.
Si può lasciare un fiore, un sasso, un penna o un lapis. O forse anche solo un pensiero. Che riguarda il tempo, quello del qui e dell’ora dove c’erano anche Suzan e Bernard, i loro affetti, i loro ricordi, le loro aspettative e sogni.

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