Testo e foto di Marco Turini.

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Se volete riscoprire uno dei più affascinanti complessi architettonici della seconda guerra mondiale non dovete fare altro che recarvi sull’isola di Caprera in Sardegna e cercare l’Opera di Punta Rossa. A Caprera si trova infatti in tutta la sua decadente imponenza l’antica polveriera militare che serviva a rifornire le navi e le imbarcazioni di munizioni oltre a costituire essa stessa un importante punto strategico del traffico marittimo fra Sardegna e Corsica fin dal ‘700.

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Il grande complesso si estende su una stretta lingua di terra per circa un km e mezzo e si adatta perfettamente alle dura conformazione rocciosa della piccola penisola. Entrando si notano postazioni di controllo con vetri antiproiettile, grandissimi hangars, depositi abbandonati.

Vetri, pezzi arrugginiti, perfino componenti di radio giacciono a terra assieme a stracci di ogni tipo, spazzatura variegata, stratificazioni di frequentazioni moderne e passate si combinano in maniera confusa in uno scenario apocalittico. Un’ erbetta rada si è fatta strada con grande costanza tra le crepe del cemento. “Punta Rossa” è ormai diventata una massa grigia tanti sono gli edifici da scoprire e naturalmente… fotografare. Una città abbandonata, un set da film di zombie, un “luna park” per fotografi e appassionati di vestigia militari.

Proseguendo il tour si possono visitare gli alloggi dei soldati semplici con le docce, i servizi e le brande arrugginite. Le abitazioni degli ufficiali, più defilate, si affacciano a strapiombo su di una vista mozzafiato. Punto Strategico allora e postazione straordinariamente panoramica oggi.

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L’Opera di Punta Rossa a Caprera è un piccolo paradiso per appassionati fotografi che vogliono sperimentare nuove tecniche di scatto in uno scenario a dir poco surreale. Abbandonatevi per un attimo e lasciate correre la fantasia. Immaginatevi un luogo un tempo in fermento e provate a ricostruire la vita dei camerati dai numerosi indizi e prove lasciate praticamente ovunque. Visitate i cunicoli, entrate nelle viscere della fortezza o scoprite gli spazi circolari lasciati dai giganteschi obici a difesa della polveriera. Sentitevi per un attimo archeologi di una “civiltà” non troppo lontana. Provate a distinguere sui muri rigati i messaggi dei soldati dagli irriverenti commenti dei visitatori occasionali. Cercate di vedere oltre la ruggine che ricopre le radio sventrate la vita quotidiana di un reggimento ormai in pensione.

Vedere il passato attraverso le cose stimola l’intelletto e insegna innanzitutto a non dimenticare.

 

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