foto di Alberto Sfoggia

Per i 51 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani, fuori dai grandi festeggiamenti, ci piace ricordare Barbiana con le foto di  Alberto Sfoggia e le parole dei ragazzi dell’epoca, scritte insieme a Lorenzo e pubblicate in Lettera ad una Professoressa.

Quelle parole le sentiamo un po’ anche nostre, perché Erodoto, soprattutto nella rivista è a suo modo un progetto di scrittura collettiva.

“Noi dunque si fa così: per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola. Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi. Ora si prova a dare un nome ad ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce. Qualcuno diventa due. Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini. Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene. Si ciclostila per averlo davanti tutti uguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta. Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza. Dopo che s’è fatta tutta questa fatica, seguendo regole che valgono per tutti, si trova sempre l’intellettuale cretino che sentenzia: ‘Questa lettera ha uno stile personalissimo’”.

Alberto Sfoggia da Montebelluna, 36 anni, folgorato dall’incontro con Gianni Berengo Gardin, ha realizzato con Ivo Saglietti un progetto collettivo sul paesaggio sociale di alcuni comuni del Veneto. Predilige il reportage come strumento di narrazione ed esplorazione del proprio territorio.