Testo e foto di Francesco Parrella

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Amritsar é la porta d’ingresso dell’India dal Pakistan, ed è la città più grande nel piccolo stato indiano del Punjab. Delhi dista circa 450 chilometri a sud. Lahore, capitale culturale del Pakistan, è a soli sessanta chilometri a nord. “Attraverso la frontiera passa gran parte della droga che arriva in India non solo dal Pakistan ma anche dall’Afghanistan”, si legge su un originale cartello affisso dietro la porta della camera di un albergo cittadino che invita i clienti a non far uso o acquisto di droghe. “Ad Amritsar – continua l’avviso – in almeno metà delle famiglie c’è un giovane dai 14 ai 27 anni che fa uso di stupefacenti”. I turisti che arrivano qui lo fanno tuttavia per ammirare piuttosto le bellezze del Tempio d’oro, quarantacinque quintali di oro colato sulla cupola del santuario più sacro per gli indiani Sikh, (riconoscibili dai loro turbanti colorati, le barbe lunghe e le spade o i pugnali che portano accanto alla cinta, che non é raro incrociare anche in Italia, soprattutto al nord, dove esiste una nutrita comunità di immigrati provenienti da questa regione dell’India), la cui religione fonde alcuni principi dell’Induismo e dell’Islam. Accanto al tempio d’oro ci sono altri templi, ciascuno dedicato ad un ‘guru’, ed altri se ne stanno costruendo pronti ad accogliere i tanti fedeli catene commerciali, rimane sommersa di rifiuti con cumuli di immondizia che brucia ai margini delle strade ad ogni ora del giorno.

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Dopo la tappa al tempio d’oro altra meta ‘obbligata’ ad Amritsar é la folkloristica e bollywoodiana cerimonia militare che si tiene ogni giorno prima del tramonto sul confine tra i due Stati, nelle localitá fra Attari e Wagah (circa trenta chilometri da Amritsar), per celebrare la chiusura formale del confine. La cerimonia é preceduta da canti e musiche, nonché cori dal tono marcatamente nazionalistico intonati dai pachistani e dagli indiani dai rispettivi spalti costruiti su ciascun lato del confine. A differenza dei pachistani, gli indiani ogni giorno accorrono a migliaia, giungendo dalle vicinanze in macchina, in moto, su carretti trainati da buoi, o in bus, tant’è che le autorità indiane stanno ampliando i propri spalti. Da qui si levano con una certa frequenza cori che scandiscono “hindustan, hindustan”, a cui i pachistani rispondono facendo il verso con dei sonori “buuuuuh”. E viceversa. La cerimonia vera e propria dura invece una mezz’oretta. Da ciascun lato si vedono marciare velocemente verso il confine soldati con grandi baffi e uniformi ornate da berretti a forma di cresta. La sfida tra i due ‘schieramenti’ consiste in pratica nel marciare a chi lancia la gamba più in alto. Lo spettacolo si conclude con l’ammainabandiera e la chiusura dei cancelli del confine. Sulla via del ritorno centinaia di camion sono fermi lungo gli argini della strada aspettando che si facciano le 10 del giorno successivo per poter varcare il confine.

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