Testo di Jacopo Masini, foto di Jacopo Masini e Paolo Tempesta.

Lucca Comics & Games è un luogo dell’immaginario. Forse il più potente e affollato luogo dell’immaginario di cui disponiamo in Italia.
D’accordo, è un evento; il luogo fisico in cui ogni anno, attorno all’1 novembre, si svolge il Festival Internazionale del Fumetto, del Cinema d’Animazione, dell’Illustrazione e del Gioco è Lucca, una città. Ma Lucca, durante i quattro giorni in cui si svolge la manifestazione, cambia pelle, muta radicalmente, diventa un altro organismo, trasformato da un’intera popolazione nuova, proveniente da tutta Italia e da tutto il mondo. Circa quattrocentomila persone la invadono, ne prendono possesso e la trasformano in un’isola battuta dai venti e dalle correnti della più sfrenata creatività.

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Per quattro giorni, decine e decine di stand, le strade della città – cioè le sue arterie – e le sue piazze – cuore e polmoni – vengono popolate all’inverosimile da lettori di fumetti, video-giocatori, cosplayer, artisti di fama mondiale, fan accaniti di cinema di genere e serie tv, giovanissimi lettori e aspiranti artisti che deportano famiglie intere nel sogno dell’immaginazione più sfrenata, felice, inarrestabile.

IMG_0222 I giornali ne parlano? La tv inonda i palinsesti di servizi? No. Probabilmente perché non sanno come parlarne, come gestire quell’organismo mutaforma privo di spocchia e allure intellettuale, quel festival pienamente pop, straordinariamente all’avanguardia, che riempie gli occhi e le mani di bambini, ragazzini e adulti. Il Festival è un intero mondo dentro un mondo che fatica ad accettarlo, ma la cosa ancora più straordinaria è che gli abitanti, innumerevoli, di quel mondo non hanno bisogno di farsene una ragione: sanno di vivere dentro un mondo senza confini, smisurato come l’universo dell’immaginazione che si ciba di tonnellate di storie declinate in tutte le forme: fumetti, videogame, giochi di ruolo, film, serie tv, illustrazioni e l’incarnazione della loro ossessioni, i cosplayer.
Sarebbe indescrivible, se non fosse reale. Il modo migliore per farlo, è rimanere fermi, a contemplare la bambina che contempla Ratigher mentre disegna uno dei suoi sketch. È bionda, piccola, è un intero universo in espansione.

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