Testo di Irene Loddo, foto dell’opera di Luciano Garbati

La sua Medusa è diventata simbolo del movimento #MeToo. “Ringraziate che chiediamo solo la parità e non i risarcimenti dovuti” recitava lo slogan che accompagnava l’immagine della scultura opera dell’artista argentino, classe 1973, che ha appunto incarnato la necessità visiva di rappresentare il movimento che ha attraversato il globo. Irene Loddo ha intervistato l’artista dall’altro lato del globo terrestre (ndr).

1) Ordina gli scultori in ordine di importanza per te
CANOVA, BENVENUTO CELLINI, BOCCIONI, FRANCESCO VEZZOLI, NICOLA PISANO, FIDIA, MICHELANGELO, POMODORO, MITORAJ

Sicuramente così: 
MICHELANGELO-LOUISE BOURGEOIS
BENVENUTO CELLINI
CANOVA
FIDIA-BOCCIONI
NICOLA PISANO-POMODORO
MITORAJ
VEZZOLI ninguna; acabo de conocerlo.

2) I tuoi genitori ti hanno spronato nell’intraprendere la carriera artistica? 

Sì, molto Quando ero bambino, mia madre cercava sempre un modo diverso atto a farmi sviluppare il mio interesse per il disegno; grazie alla sua iniziativa ho preso lezioni fin da giovanissimo sia a Buenos Aires che in Italia (Montecatini Terme). La decisione di rendere quell’interesse una carriera, tuttavia, non è stato così semplice. Ho frequentato una scuola che mi ha preparato ad affrontare qualsiasi carriera professionale e penso che la mia scelta per le “belle arti” non fosse quella che mio padre si sarebbe aspettato. Quando però si rese conto che non poteva tornare indietro, trovò anche lui un modo per supportarmi ogni volta che poteva.
Sono stato molto fortunato e sono molto grato per questo.

3) Hai voglia, se ti ricordi, di raccontare un aneddoto della tua infanzia/adolescenza connesso al tuo amore per l’arte?

Non è un aneddoto che ricordo bene, nel senso che spesso i ricordi d’infanzia ci vengono tramandati dai nostri genitori come tali e noi non ne abbiamo una coscienza precisa: sicuramente ricordo però la sensazione che provai la prima volta che mi sono ritrovato in Piazza della Signoria a Firenze. Mi ha colpito molto, avrò avuto tra i sette e gli otto anni. Come ho detto, con i miei genitori e mia sorella vivevamo a Montecatini e Firenze era la meta fissa per le passeggiate del fine settimana. Quel particolare ambiente con i Colossi di Marmo e il Perseo di Cellini mi ha completamente sconvolto. Ancora oggi quando mi capita di passarci è sempre un’emozione incredibile. 

4) Le tue opere scultoree sono spesso ispirate alla tradizione classica. Quanto pensi sia ancora importante studiare la classicitá in un mondo in cui si passa piú tempo su Instagram che a sfogliare un libro? 

Penso che sia importante nutrire in generale le cose che consentano il dispiegarsi nel nostro potenziale. I classici, come diceva Umberto Eco, sono sopravvissuti e, se lo sono, è perché continuano a suscitare e promuovere curiosità, immaginazione, riflessione, emozione. . . 

Questo significa che ci sono buone possibilità che continueranno a incrementare l’apertura mentale di coloro che li leggono. È importante, fondamentale direi che siano ancora sopravvissute delle testimonianze del pensiero umano antico poiché in questo modo si riesce a comprendere meglio quello presente: le circostanze, il pensiero, la società, le persone mutano in continuazione ma il comune sentire degli esseri umani rimane lo stesso. La lettura in generale e quella dei classici in particolare ci aiuta contemporaneamente a ricordare e a proseguire con la nostra esistenza.

5) Come é l’educazione all’Arte in Argentina? É anche nel continente americano, come in Italia, uno dei pochi campi ancora meritocratici e sopra le sovranitá di genere?

Purtroppo, la mia esperienza con l’educazione ha già compiuto qualche anno; la percezione che ho avuto mi fa dubitare che sia “al di sopra della sovranità di genere” ma non direi tanto in relazione alla meritocrazia, quanto per un fattore altro: nelle accademie d’arte sono stato sempre colpito dalla proporzione ridotta di studenti maschi rispetto alla notevole maggioranza di studentesse donne, proporzione che poi si ribaltava come per magia nel corpo docente dove le donne erano una minoranza. 

Forse la situazione sta cambiando, non ne sono particolarmente aggiornato ma sicuramente vale la pena chiedersi quali siano le ragioni alla base di questa sproporzione. Penso che ciò che è responsabile in larga misura sia un problema di genere ormai eccessivamente radicato nella civiltà occidentale: è normale sentire che in una carriera come quella ingegneristica (nonostante le diverse branche) ci siano pochissime studentesse o nelle facoltà tecniche le donne siano numericamente una minoranza. Basta assistere a una qualsiasi lezione per rendersene conto.
Ci sono carriere adeguate a determinati generi? Sicuramente no, ma i fatti parlano a volontà e qui in Argentina siamo purtroppo ben lontani dall’egualitarismo di genere in campo educazionale e lavorativo.

Per quanto riguarda la meritocrazia, suppongo che l’educazione artistica possa essere un po’ più sana di altre perché è l’Arte ad essere sopra i generi, un po’ come la scienza. 
Comunque si tratta di un argomento molto complesso quanto almeno l’insegnamento artistico stesso. 

6) Attualmente nel mondo la voce femminile sta prendendo piede in contrapposizione alle decisioni governative e di amministrazione sempre per la maggior parte capitanate da uomini. Greta Thumberg,Alexandria Ocasio-Cortez e molte figure politiche stanno cercando di far sentire la propria voce…
Perché allora ancora al vertice del 90% dei paesi al mondo c’é un uomo?

Chiarisco anticipatamente e a scanso di equivoci che le mie sono opinioni senza una grande conoscenza alle spalle.
Suppongo che il problema di fondo sia la forza inerziale dei secoli e di diversi modi socio-culturali naturalizzati, che ha conferito all’uomo la scoperta e poi l’esercizio del potere. Suppongo anche che la resistenza al cambiamento sia molto più forte di quello che vorremmo e che in fondo gli esseri umani sono reazionari di default. Sono convinto che senza cambiamenti strutturali nell’educazione istituzionale e quindi nella responsabilità dello Stato nei confronti delle persone e delle nuove generazioni così come nel non-istituzionale ovvero nella piccola realtà quotidiana sarà molto difficile invertire questa realtà a cui lei accenna. 
Speriamo che il femminismo e la sua rinnovata forza siano un buon inizio in quella direzione.

7) Il Sudamerica, da quel che ho potuto osservare io, é molto machista. Secondo te c’é una componente fondamentale in questo desiderio di predominazione? 

Sì, il machismo è radicatissimo qui.
Suppongo che la povertà e la religione cattolica, entrambe molto radicate nel continente, siano un terreno fertile ideale per la loro stessa sussistenza. Si tratta quindi di un circolo molto difficile da spezzare: dall’ignoranza si espande la religione cieca, dalla religione le divisioni tra uomo e donna e di conseguenza il machismo.

8) Descrivi la tua Medusa in 3 aggettivi.

Femminile, determinata, tragica.

9) Alcune persone vedono la sessualità e il rapporto tra persone in generale come scambio di potere tra un polo dominante e uno più remissivo. La tua medusa capovolge un mito e un eroe, Perseo, che decapitato prende le sembianze del tuo volto. Quale è il tuo rapporto con le donne?
Pensi davvero ci sia una sorta di eroismo nel genere femminile? 

È una domanda piuttosto ampia perché dire “donne” sta già dicendo moltissimo!
Penso che in generale io vada d’accordo con le donne, mi sento a mio agio con loro e penso che la mia sensibilità abbia una componente femminile molto forte.
Non penso ci sia una sorta di eroismo nel genere femminile, infatti penso che l’eroismo sia più proprio del maschio che si prodiga per soddisfare il suo ego. 
Credo che ci sia un’etica molto più viscerale nel genere femmineo che determina il suo modo di stare al mondo. Penso che per come la biologia le ha concepite, le donne siano più consapevoli dell’esistenza e quindi più consapevoli anche del dolore che comporta.
Creano la vita dentro di se alla fin fine ed è questo il vero atto di eroismo, puro, naturale e inconscio.


10) Svelaci cosa ami e cosa odi dell’Italia e se hai progetti futuri.

Adoro il profumo tra i vicoli. 
Adoro prendere un cappuccino con un bombolone alla crema. 
Adoro le strade delle città e le antiche città pregne di storia che ti fanno sentire quasi a disagio. 
Le colline della Toscana. 
L’umorismo dei romani. 
Il delirio di vita a Napoli. 
Le sculture enormi situate in spazi pubblici, alla portata di tutti.
La dolcezza dei Veneziani, teatrale e spontanea contemporaneamente. 
I colori di Roma. Amo i miei amici italiani, che si donano completamente una volta stabilito il legame. La carbonara (senza panna!), il Grana Padano. Le canzoni popolari del Sud e i neomelodici. Le Cappelle Medicee. Galleria Borghese. Il nano Morgante a cavallo di una tartaruga. San Carlino. Il tiramisù.
Potrei andare avanti pagine.

Momentaneamente ciò che non mi piace dell’Italia è La Lega Nord e la situazione politica che negli anni sembra essere sempre più grottesca. Non so come sia possibile che in diverse parti del mondo occidentale si stiano sviluppando ideologie così estremiste e che mirano al soffocamento della libertà individuale.
Odio gli applausi in televisione e la televisione Italiana che mi sembra non rispecchi affatto la millenaria storia culturale del Paese.
L’ eterna lamentela per la crisi economica in cui tergiversiamo in realtà tutti.
I braccialetti su pelosi polsi di uomini italiani. 
Detesto l’impostazione della voce della segreteria telefonica di TIM.
Non sono molto bravo a pianificare in generale. Vivo la mia vita un po’ come viene ogni giorno anche se ho ovviamente sogni che coltivo e a cui penso.