Era il 1979 quando la questione delle Mutilazioni Genitali Femminili è entrata per la prima volta nell’agenda internazionale e in quello stesso anno è uscita anche la prima dichiarazione dell’Unicef. Si è dovuti arrivare però a dicembre del 2012 perchè le Nazioni Unite adottassero una risoluzione che chiedesse l’impegno degli Stati per fermare la pratica. “Prevenire, Proteggere, Perseguire e realizzare Politiche integrate” è la strategia adottata dalla Convenzione di Istanbul per contrastare la violenza nei confronti delle donne, incluse le MGF alle quali è dedicato l’articolo 38.
Secondo i dati del rapporto Unicef tra tutte coloro che hanno subito mutilazioni, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia: 98%, Guinea: 97% e Djibouti: 93%. In molti paesi, la maggior parte delle donne hanno subìto mutilazioni genitali prima di aver compiuto 5 anni.
Le mutiliazioni genitali femminili riguardano anche l’Italia, dove sono vietate da una legge del 2006. Il dato più recente disponibile per il nostro paese risale ad uno studio del 2009 commissionato dal Dipartimento per le Pari Opportunità secondo cui in Italia risiedono 110.000 donne provenienti da paesi dove si praticano le MGF, 35.000 le hanno subite e 1.000 sono a rischio.
L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.
In 7 Stati (Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone e Somalia) e nel Nord del Sudan il fenomeno tocca praticamente l’intera popolazione femminile. In altri 4 paesi (Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania) la diffusione è maggioritaria ma non universale. In altri 5 (Ciad, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Kenya e Liberia) il tasso di prevalenza è considerato medio – tra il 30 e il 40% della popolazione femminile, mentre nei restanti paesi la diffusione delle MGF varia dallo 0,6 al 28,2%.
Anche il tipo di intervento mutilatorio imposto varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza. Il 90% delle MGF praticate è di tipo escissorio (con taglio e/o rimozione di parti dell’apparato genitale della donna), mentre un decimo dei casi si riferisce all’azione specifica della “infibulazione”, che ha come scopo il restringimento dell’orifizio vaginale e può a sua volta essere associato anche a un’escissione.
L’Unicef e l’Inter African Committee si sono dati il 2030 come anno in cui raggiungere l’obiettivo zero Mgf.
Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata Tolleranza zero Mgf.

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