Testo e foto di Francesco Parrella

“Veniteci d’inverno”. Non sembra del tutto soddisfatto il barista, di questo entusiasmo che traspare dagli occhi di una coppia di turisti italiani, ‘invidiosi’ che lui viva qui tutto l’anno. D’estate si può immaginare com’è la vita quassù in inverno uscendo la mattina intorno alle 9. Le stradine, in pietra come ogni cosa qui nel borgo medioevale di Erice, sono vuote di gente. Le saracinesche abbassate. Non ci sono rumori. Solo la quiete la fa da padrone. Passa intanto qualcuno. Ha un passo veloce, probabilmente scende a valle o va a Trapani, la città più vicina dove ci si arriva anche con la funivia. Le stradine non sono mai dritte. “In questo modo si riesce ad ammortizzare il vento che d’inverno sferza la montagna: sono stati gli arabi ad escogitare questa particolare architettura urbana”, spiega un signore del posto. Già alle 9 il sole è cocente. Si cammina sulla parte di strada raggiunta  dall’ombra. Qualche ora dopo inizia anche il via vai di turisti. I negozi aprono. Le pasticcerie iniziano ad affollarsi. Siamo in estate, perchè d’inverno i turisti che popolano le vie sono pochi. Arrivano dalla valle per qualche ora in tour organizzati e prima del tramonto vanno via. Gli ericini che vivono nell’antico borgo, uno dei più belli d’Italia, sono meno di duecento. L’ antica Erice è un pò come un’isola in mezzo al mare, affollata di turisti solamente nei mesi estivi. Intanto, il forno che c’era ha chiuso. La ‘signora dei dolci’ pensa anche lei di chiudere. Non arrivano giornali quassù. Una copia, due quando va bene. C’è un solo market, con un banco salumeria e della frutta. Il resto sono ristoranti, pizzerie, negozi di artigianato, pasticcerie. In giro italiani in vacanza, ma anche francesi e russi. Pochissimi giapponesi e cinesi. Alcuni restano qui a dormire per una notte, al massimo due; la maggior parte sale quassù solo per mezza giornata, poi fa ritorno a Pantelleria, alle Isole dello Stagnone, alle Egadi; pregiate località di mare, che è possibile scorgere dall’alto del borgo medioevale da cui si gode un panorama mozzafiato. Il monte Erice, invece, dicono bisogna osservarlo d’inverno. Dalla valle. Con la nebbia che l’avvolge trasuda un fascino fiabesco. Dei circa duecento residenti, la maggior parte ha superato i 70 anni. I ragazzi, tra i 15 e i 24 anni, si contano su due mani, e i bambini su una. C’è anche qualche giovane e qualche anziano che ha abbandonato la città per venirsene a vivere qui. D’altronde, all’occorrenza, la città è pur sempre vicina. La sera, intanto, il vento che si leva già dal pomeriggio, soffia lieve. “E’ un’estate anomala questa”, dice una signora, “non ricordo un’estate così calda”. “Neanche l’acqua nel frigo riesce a raffreddarsi”, replica il ristoratore al cliente che la vorrebbe invece più fredda.