Testo di Paolo Rausa

Dopo Cina e Cuba, il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano ospita una mostra collettiva di 33 artisti dell’area sub-sahariana del continente africano. Sono esposte fotografie, dipinti, installazioni, disegni, sculture, video e performance, provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, degli artisti di diversi paesi (Bénin, Madagascar, Gabon, Senegal, Costa d’Avorio, Zimbabwe, Sudafrica, Mali, Kenya, Sierra Leone, Nigeria, Burkina Faso, Congo, Mauritania, Cameroon, Malawi e Mozambico) e di diverse generazioni alle prese con le visioni e i sogni di un continente che cerca faticosamente una via per il progresso.
Il retroterra culturale di questi artisti affonda in una varietà di origini e nella ‘mescolanza di religioni, culture, tribù urbane, generi e razze, e dalla stretta relazione tra natura, tradizioni e rituali’, – confida il direttore del PAC Domenico Piraina, secondo cui l’arte africana contemporanea riflette la complessità del contesto in cui è nata, esprimendosi in colori sgargianti, vivaci e forti e con contenuti sociali espliciti. Dalle loro opere si può leggere il racconto di sogni frantumati e di aspettative deluse, in bilico fra un passato eroico di imperi, regni, stati e repubbliche, esemplificati nelle Figure dell’artista visuale con formazione in architettura Malala Andrialavidrazana del Magadascar e una prospettiva di popoli che esprimono con ottimismo fiducia nel futuro, come la grande composizione di Omar Ba del Senegal, che introduce la mostra dal titolo ‘Un continente alla ricerca della sua storia’, un acrilico su scatole di cartone, che simboleggia la marcia nel tempo dei vari popoli africani accomunati da un destino comune. Altre opere richiamano la condizione di guerre, malattie, migrazioni come ‘La Medùse’, una fotografia su alluminio di Yinka Shonibare Mbe che all’età di tre anni si è trasferito da Londra a Lagos. L’opera ricorda la famosa zattera di Gèricault, simbolo dell’umanità derelitta in balia delle onde. E allora l’arte si interroga nel trittico dipinto da Chéri Samba del Congo, che si chiede ‘Quel avenìr pour notre art?’, sottintendendo l’urgenza di una prospettiva economica e sociale che coinvolge il continente africano. Molto interessante la sezione ‘Il Corpo e la Politica delle Distanze’, una galleria di 6 video realizzati fra il 2008 e il 2016 da sei artiste africane, proiettati come un’agorà, in uno spazio aperto, sul tema dei limiti, l’avvicinamento e l’allontanamento ad essi, intesi come barriere, paesaggi e stati mentali o confini. L’intento è quello di favorire la riflessione sul silenzio, dove le categorie femminismo e attivismo si stemperano in una aspettativa vorace di giustizia. I corpi femminili diventano testimoni di questa necessità, quasi sacralizzati nei loro movimenti assoluti, interiorizzati dalle immagini in movimento.
Al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, via Palestro, 14-Milano,
fino all’11 settembre.

Info: tel. 02 88446359, www.pacmilano.it, orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-22.30, martedì e giovedì ore 9.30-22.30, biglietti: intero € 8, ridotto € 6.50, ridotto Musei Lombardia € 5, ridotto speciale € 4.

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