a cura di Ospiti in Africa (Testo e foto di Alessio Quatrini).

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In questi giorni sono andato a ricercare quella vecchia rivista, soprattutto per rendermi conto di quanto tempo ho impiegato a realizzare quel sogno che lì sopra avevo letto. Il carnevale in Guinea Bissau. Quelle sei o sette foto del reportage giornalistico sono rimaste incollate nella mia memoria per anni, finchè non le ho spinte via con la realtà che non è solo immaginare ma molto altro, oggi ho le mie di foto e i ricordi.

Un viaggio che ha avuto un inizio lontano, prima come sogno concepito da una mente ancora acerba, poi come idea, quindi ho iniziato a dargli un suono parlandone, un progetto che salta il primo anno ma finalmente lo centro al successivo. È  stato perfetto così, un puzzle cha ha ritrovato tutti i suoi pezzi: fino all’ultimo tassello, quello di un aereo che decolla dal semplice aeroporto di Bissau e mi lascia la fotografia, dal finestrino opaco, di un fiume che attraversa la foresta tropicale, qua e là strade ocra e l’acqua che finisce nell’oceano.

Arrivo a Bissau per la prima volta il venerdì, ma ignoro, non posso saperlo, se tutto quel fermento, quella confusione, quell’andirivieni nelle strade è per il carnevale oppure è il clima proprio di questa piccola, viva e sconosciuta capitale africana. Le acconciature delle donne e delle bambine sono coloratissime e ardite per il nostro occhio ma non posso sapere neppure questo. Invece, è qualche maschera di plastica indossata, anche al contrario, da piccoli monelli, il primo segnale della festa.

Il giorno dopo è il sabato di carnevale, fa ancora caldo quando mi muovo dall’albergo nel “Barrio Militar”, l’autobus percorre tutta Avenida Francisco Joao Mendes, ma siamo sempre più rallentati da un fiume di gente che cammina verso il centro: ecco laggiù le prime maschere, i costumi, la folla, la musica: scendo dall’autobus, meglio camminare anzi correre verso il mio sogno finalmente reale.

La sfilata percorre la via principale che costeggia il porto, passa davanti alla cattedrale e termina nella piazza più grande con i palazzi del governo crivellati di buchi dei colpi di Stato passati e recenti. Ogni regione o paese della Guinea Bissau si presenta con la propria mascherata: enormi e di pregevole fattura sono le maschere di cartapesta che raffigurano animali, militari e politici, frutti e mostri; le scuole di ballo ,che al ritmo di musica e tamburi, muovono armoniosamente gli splendidi corpi delle ragazze guineane; i funamboli, gli acrobati che saltano, ruotano in alto, in basso, a destra e a sinistra in un intreccio di braccia nere; le maschere comiche che strabuzzano gli occhi ed ovunque il sorriso, la vitalità, il dinamismo di un popolo. Finita l’esibizione ufficiale il carnevale si trasferisce ovunque, su tutta Bissau, arriva il buio: fuochi, luci, musica e bancarelle.

Quella notte sembrava che nessuno fosse nella propria casa, tutti in strada a festeggiare, sembrava che nessuno soffrisse la fame, sembrava che nessuno fosse ammalato di lebbra, AIDS o tubercolosi, sembrava la città più felice del mondo e forse lo era per davvero. Era semplicemente la magia del Carnevale

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logoOspiti in Africa” è la risposta dei miei anticorpi contro il Mal d’Africa. Questa breve frase è il riassunto perfetto: “Ospiti in Africa” non è un agenzia di viaggio, non è una Onlus, non è un’associazione, non chiede soldi, è unicamente lo sfogo di una passione e di un amore per un continente intero. Lo scopo è quello di far conoscere l’Africa a più persone possibili, gli aspetti belli e brutti, le curiosità, le immagini, la cultura, lo sport, gli usi e i costumi, la musica, il cibo, la storia e naturalmente il viaggio, mezzo più bello per conoscere.

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