testo di Luana Salvarani

IL COMMUTER IN BOXER.

Premetto che il clima estivo di questa città mi piace moltissimo, perché in giornate non ventose calore e umidità pareggiano quelle dell’amata Bassa padana. Scendo dal treno e mi dico: Boretto, yes!!

Tuttavia, Chicago è anche “The Windy City”. Cambi repentini di clima sono all’ordine del giorno, del tipo: sali sulla già lodata L, c’è il sole. Indossi scarpe di cuoio formali, un bel completo giacca e pantaloni estivi, da conferenza, e sotto la camicia a maniche lunghe (tanto c’è la dannata aria condizionata). Lì noti un uomo vestito come te, ma non ha i pantaloni. Ha le scarpe di cuoio marroni (molto più belle e costose delle tue), ha la giacca, ma non ha i pantaloni, bensì un bel paio di boxer con una discreta fantasia tipo cravatta. Gambe lunghe, lunghe, magre, rigorosamente nude e, in mano, una borsa che parrebbe contenere i pantaloni. L’indifferenza generale ti dice che la cosa non fa scandalo.

Scendi dalla L e sta piovendo letteralmente a secchiate. Nei 5 minuti per raggiungere la conferenza hai già tutto fradicio, pantaloni, giacca, camicia, si sono salvate giusto le mutande (non ce l’hai, l’ombrello: c’era il sole!) Altri conferenzieri malcapitati avevano l’ombrello, ma hanno i pantaloni fradici passati, pure loro, perché la pioggia batte forte e storto.

Entri nell’aria condizionata a 17 gradi soffrendo come un cane e comprendi profondamente la savia politica dell’uomo in boxer. Non ti ammali solo perché vai ad asciugare in bagno pezzo per pezzo il tuo abbigliamento con il soffione d’aria asciugamani, passando tutto il tempo a scusarti con le signore che entrano perché sei in mutande, e le tue non hanno neppure una discreta fantasia tipo cravatta.