Testo e foto di Fabio Bertino

Seguendo la stradina in discesa che porta al ponticello sul torrente mi trovo di fronte al piccolo borgo. Che è una vera meraviglia. Una manciata di case in pietra incuneate nel “Solco di Equi”, un canyon roccioso scavato dal torrente Catenelle che spacca trasversalmente la montagna del Pizzo d’Uccello. Equi Terme è una semplice frazione di Fivizzano, a cavallo tra Garfagnana e Lunigiana, e ci abitano non più di un centinaio di persone. Mi inoltro in salita fra le case. La pietra antica che domina ovunque, i vicoli scoscesi e gli stretti passaggi che rendono impossibile l’accesso alle auto, gli archi, le volte e la chiesetta di San Francesco ne fanno un piccolo scrigno di bellezza selvaggia.  Gli uomini abitano questa gola fin dalla preistoria, come dimostrano gli antichi reperti ritrovati in alcune grotte. E proprio le grotte, i boschi, i ruscelli e i sentieri sono le attrattive che portano qui gli escursionisti. Infatti uno dei motivi per cui ci sono venuto è visitare le famose grotte carsiche che si aprono a pochi metri dall’abitato. C’è anche un Museo delle Grotte, da cui partono le visite guidate. E’ ora di pranzo, per cui il Museo è chiuso. Così ne approfitto per visitare il piccolo borgo, pensando di ritornare più tardi per aggregarmi alla visita. Mi aggiro per le stradine, senza incontrare nessuno. Poi sento voci e risate, e decido di andare a curiosare. Arrivo così ad un piccolo slargo proprio a strapiombo sul canyon dove, sotto ad una tettoia di paglia improvvisata, una ventina di persona stanno mangiando su lunghi tavoli di legno. Mi vedono, e faccio un cenno di saluto. “Buon appetito!” dico da lontano. Un signore fa segno di avvicinarmi, alzando un bicchiere di vino. “Venga, venga, mangi un po’ di salame con noi!”. Ringrazio con un sorriso e mi siedo con loro. Il salame è ottimo, ma anche il vino non manca. Due grosse damigiane di vino rosso, con bicchieri che girano allegramente. Racconto da dove vengo, e che è la mia prima volta in paese. Mi spiegano che sono gli abitanti del borgo. “E’ domenica, qui non c’è granchè da fare, e così ogni tanto organizziamo un pranzo tutti insieme”. Che bello, penso, una vera, piccola comunità. Così mi fermo a chiacchierare. Si raccomandano di andare anche a Fivizzano, ma non credo ne avrò il tempo. Facciamo qualche fotografia tutti insieme. Mi parlano dei pregi e dei difetti di un paesino così bello ma in cui non è semplice vivere. Spiegano che è anche soggetto a terremoti. Il tempo passa, senza che me ne accorga. Così perdo l’ultimo orario per la visita alle grotte, fissato per le 15. Poco male, le grotte saranno sempre qui per una prossima volta, ma incontri come questo vanno colti quando si presentano.