Testo e fotografie di Stefano Spadoni

Modica. Non mi sembra appropriato, io la avrei chiamata eccessiva, esagerata.

Modica. Città delle cento chiese in perenne rivalità tra loro in splendore.

Modica. Città strappata alla roccia, una luminosa accecante pietra calcarea.

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Modica. Sacra, per i meravigliosi monumenti del barocco siciliano; profana, per i celebri laboratori di cioccolato artigianali. Ricetta azteca.

Un viaggio che ha esaltato i nostri sensi: dapprima la vista, una continua gioia per gli occhi, arte barocca che ti riempie la pupilla, si insedia nella rètina e non ti lascia più. Poi il gusto e l’olfatto, per i profumi che a volte ci frastornano e per i sapori della ricca cucina siciliana. L’udito, quando senti una voce di donna canticchiare mentre, nel labirinto di vicoli,  affronti la salita per il Duomo.

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Il Duomo, già. La monumentale chiesa di San Giorgio resa maggiormente monumentale dalla grandiosa scalinata, abbellita da fiori e piante. Ci siamo saliti non affrontando gli scalini (sono 250 circa) ma inoltrandoci nel dedalo di stradine che si inerpicano lungo l’altopiano. Ad un certo punto però dobbiamo aver sbagliato qualche incrocio perché vedevamo la Chiesa,  ma sotto di noi! Poco male, a parte la lamentela per il supplemento di sforzo in un calda mattina di luglio,  perché siamo sbucati di fronte al Palazzo Nepolino, vecchio palazzo con il più bel balcone della città. Sirene pettorute, grifoni alati, aquile e mostri nei mascheroni che lo sorreggono, a testimonianza della fantasia degli abili scalpellini del ‘700.

Sulla facciata della chiesa, una scritta: “Mater ecclesia” , chiesa madre, curiosamente la stessa che vedremo anche sulla facciata di un’altra chiesa modichese poco lontana, San Pietro, a testimonianza di una campanilistica rivalità che nelle feste patronali porta persino a scaramucce fra i devoti…

L’interno è riccamente decorato  con stucchi bianchi e dorati. Nel pavimento del transetto si scopre una bella meridiana solare progettata per segnalare il mezzogiorno locale.

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Tornando nella parte bassa il tempo per una breve visita nella casa natale di Salvatore Quasimodo, adesso museo. Dal terrazzino si gode una bella vista sulla città.

I due giorni a Modica sono volati, abbiamo molte altre tappe ancora, molte altre bellezze siciliane da ammirare. Il tempo di una cena frugale, (frugale,  e leggera… pasta cco maccu) e ripartiamo. Ragusa Ibla, Scicli? Vedremo.

Alla prossima!

Carla e Stefano
Luglio 2014