Cartolina di Isabella Mancini

Non è che odio svegliarmi presto la mattina, se ho avuto modo di dormire dieci comode ore. Ma questo non accade. Quasi mai. E dormire poco non mi piace, non riesco proprio a far sì che i neuroni trovino il modo di riconoscersi l’un con l’altro. Ma quando, dal finestrino della cuccetta del treno che stava correndo al galoppo da Hanoi a Huè, ho visto i campi verdi pieni di bufali e aironi ed egrette bianche avvolti da una debole foschia che saliva su dalle risaie, ho apprezzato quell’incanto, simile all’innamoramento, provato da questa visione.
Erano i miei occhi che stavano vedendo quello che stavano vedendo oppure la mia immaginazione cucita e vestita da libri, racconti e tanta fantasia?
Questa immagine rimane comunque nella mia memoria dove sarà sempre più bella di come avrei potuto immortalarla con uno scatto fotografico. Per quelle immagini ci vuole tempo, e io non ne ho a disposizione. Ci vuole il tempo di alzarsi tante mattine all’alba, stare in estasi di fronte al bufalo che tira l’aratro e aspettare che la luce costruisca un vestito di fantasia anche per lui. Il Vietnam credo sia un bel paese, impossibile da pensare di conoscere in pochi giorni, mangiato com’è dalla morsa del turismo di massa, turismo che forse riesce pure ad apprezzare di più le visite in mandria e i pranzi con trenta persone che non conosci. Ci sarà il tempo.

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