Testo e foto di Fiammetta Mancini

Milioni di piccole onde sospinte dalla brezza increspano il Lago dell’Ovest in una coreografia  di elementi che hanno danzato prima milioni di altre volte, in altri giorni di opalescente luce quale oggi, di spesso grigiore come in gran parte dell’inverno, o di tagliente brillantezza come in certe mattine di primavera, o ancora di accattivante dolcezza come in rare giornate d’autunno. 

Non il Lago dell’Ovest di Hangzhou, legato a mie memorie di adolescenza, ma quello di Hanoi, cosi’ presente negli anni recenti. 

Chissà come questi stessi momenti si sarebbero dipanati alla mia coscienza se il lago dell’Ovest davanti a me fosse stato quello dall’altra parte del confine, dove la pandemia ancora in corso che ha falciato migliaia di vite in moltissimi paesi, e messo in ginocchio interi sistemi di vita, ha avuto origine. 

Un ragnetto in carne si fa scoprire in acrobazie tra sedia e tavolo, cosi’ gli soffio addosso perché si allontani. Con gli umani dai movimenti limitati, la natura si riprende i proprio spazi, ma non ci prendiamo troppa confidenza! Mi e’ bastato avere a che fare, qualche settimana fa, con un uccellino che non riusciva a trovare la via verso il fuori dopo essersi introdotto come un siluro in casa dalla finestra del balcone. 

Per me, Italiana ad Hanoi, l’isolamento volontario è iniziato quando è cominciato in Italia, sia per precauzione che per solidarietà, anche se il Vietnam è stato più volte lodato dall’OMS come paese che ha gestito l’emergenza impeccabilmente, o al meglio. Al momento, il conto degli infettati Covid-19 in tutto il territorio nazionale e’ di appena 267 (98 attivi), in un paese con una popolazione di 97 milioni ed un’ampia linea di confine con la Cina (1,200 miglia). Hanoi ha registrato 129 casi, con 71 dimessi dopo la guarigione. Nella capitale, che conta 8 milioni di abitanti, 900 persone sono in quarantena in aree dedicate e 19,000 sono sotto monitoraggio. Oggi il Ministero della Salute ha confermato 1.659 casi sospetti in quarantena in ospedali, affermando che e’ il numero piu’ basso in 20 giorni e la prima volta che tale numero scende sotto i 2,000. Eppure le autorità non si sono ancora pronunciate sulla decisione al riguardo delle misure di contenimento da stasera quando finirà il periodo ufficiale di “distanza sociale” (2 m) e “stay home” in vigore dal 1 Aprile. Si legge che le scuole riapriranno a metà giugno dopo quattro mesi di interruzione, visto che gli studenti non sono mai rientrati dopo le vacanze del Tet (Capodanno Lunare), che quest’anno cadeva il 25 Gennaio. La campagna di “distanza sociale” era stata lanciata per intensificare gli sforzi di contenimento del contagio entrato nella seconda fase con i rientri di Vietnamiti da zone epidemiche (la prima risultata positiva fu la notoria “paziente 17”, una ricca “socialite” tornata da viaggi in Europa, inclusa l’Italia del Nord, che destò indignazione popolare per essere in qualche modo sfuggita alle maglie del sistema di controllo agli aeroporti). 

Dall’inizio dell’emergenza, che il Vietnam dichiarò prontamente già il 1 Febbraio, le misure sono state prese tempestivamente come frutto di attenta analisi, anche in base ad esperienze precedenti (inclusa la SARS) e onesta constatazione sullo stato del proprio sistema disunità pubblica e capacità di affrontare la crisi nel caso di trasmissione diffusa nelle comunità. 

Anche le misure economiche e di sicurezza sociale sono seguite velocemente, dopo la richiesta chiusura di molti tipi di business (spa, ristoranti, centri fitness) e gli effetti negativi derivati dal generale rallentamento. A Marzo, come già quattro anni fa quando vi furono 384 milioni di dollari in perdite per lo stesso fenomeno, cinque province del Delta del Mekong, a Sud del paese, hanno dichiarato un’altra emergenza, quella climatica, dovuta ad una prolungata siccità e intrusione salina, con conseguenze di grave entità per ambiente, persone ed economia. Le cause sono una combinazione: scarse piogge, crescente consumo delle acque degli affluenti e aumento del trattenimento di acqua in dighe. Mentre da questo particolare angolo, le limitazioni e privazioni relative a questo periodo di Covid-19 appaiono decisamente sopportabili e ci si sente in una condizione di relativa sicurezza, si ha l’impressione che questo altro tipo di emergenza, con tutte le sue ramificazioni nei modi di vita e di gestione delle economie, che pure sono connesse a quanto e’ accaduto con l’epidemia, sia quasi più insinuante e difficile da combattere. La popolazione, che ha per ora reagito con un alto grado di cooperazione, è ora divisa tra le preoccupazioni economiche e quelle per la salute, attende con trepidazione che venga comunicata la decisione sulle misure da stasera. 

Il ragnetto è sparito, ma spero che non sia lontano perché un po’ mi manca.