Entrare al ginnasio, esercitare la bellezza.

testo di Silvia La Ferrara

foto di Luca Pelli

 

Non è pienissimagonismoa piazza grande a Modena e i giovani non sono proprio tantissimi. Peccato perché è un mondo giovane quello che racconta Eva Cantarella, massima autorità in fatto di diritto del mondo antico. All’interno del tema del festival che quest’anno è, facilmente e inevitabilmente, l’Agonismo, Cantarella narra storia e modalità educative del ginnasio greco, il luogo degli esercizi atletici e intellettuali. E ad ascoltarla spiace davvero che l’ultima riforma abbia fatto uscire il nome “ginnasio”  dalla toponomastica scolastica italiana.

Lasciamo perdere la Giannini, ormai siamo nel V secolo avanti Cristo ed entriamo in uno dei più di 100 ginnasi greci che gli archeologi hanno ritrovato: scorrono davanti agli occhi i corpi e i volti di giovani, donne, servi impegnati nei classici esercizi olimpici, ma anche assorti nell’ascolto di un maestro, felici di un banchetto, di uno spettacolo teatrale, di una festa, chini sulle tavolette a scrivere o a fare calcoli, o presi dalla pratica di uno strumento musicale. Ogni città o villaggio greco o abitato da Greci aveva il suo ginnasio, il luogo di riunione più gradito e frequentato, qualcosa di simile a quello che erano a Roma le terme nel periodo imperiale.

Poseidone e Apollo, fregio del Partenone

Poseidone e Apollo, fregio del Partenone

Un luogo di bellezza, bellezza di corpo, mente e anima, la famosa kalokagathìa dei Greci, una perfezione che si conquista, si perde e si riafferra di nuovo per tutta la vita, perché, come diceva Senofonte “tutte le qualità buone e belle devono essere tenute in esercizio e la saggezza non meno delle altre”. Spazio di amicizia e di amore, senza i quali non si impara nulla e nessuna conoscenza può essere trattenuta e trasformata. È un ginnasio il primo luogo dove Socrate mette piede al suo ritorno dalla difficile battaglia di Potidea. Qui gli amici Crizia e Cherofonte gli parlano di un giovane bellissimo quanto sapiente, Carmide, e al suo arrivo Socrate ammette: “mi sentivo confuso e la mia precedente arditezza, che avevo perché pensavo che gli avrei parlato con molta scioltezza, era andata distrutta; […] e tutti quanti in palestra corsero intorno a noi in cerchio da ogni parte, e allora davvero vidi ciò che nascondeva il mantello e mi infiammai e non ero più in me…”

Domani andrò a scuola così, nel cuore della società, dove “agonismo” mantiene il significato originario di “impegno”, dove si ha voglia di tornare appena terminata la battaglia e i maestri si infiammano senza vergogna per quello che sta sotto al mantello.