di Fabio Bertino

©Massimo Tamiazzo

Il basso Piemonte, dove il dialetto alessandrino sfuma nel genovese, è una terra di valichi, passi e salite. Di strade che dai colli tortonesi e dalle colline del Gavi si arrampicano sull’Appenino Ligure e scendono verso il mare. E’ qui che hanno cominciato a pedalare alcuni fra i più grandi campioni del ciclismo italiano. I campionissimi, protagonisti di uno sport meno tecnologico di quello di oggi, quando prima dell’alluminio ultraleggero, del carbonio e degli studi sull’aerodinamica si correva con caschetti in pelle e biciclette di oltre dieci chili di peso. Sono le strade dove ha cominciato a correre Costante Girardengo, forse il primo dei grandi, nato nel 1893 a Novi Ligure. Per lui Emilio Colombo, all’epoca direttore della Gazzetta dello Sport, coniò l’appellativo di campionissimo. Non aveva un grande fisico Girardengo, tanto da essere soprannominato “il nano di Novi”, ma nel suo palmares poteva sfoggiare due vittorie al Giro d’Italia, sei alla Milano-Sanremo e nove successi consecutivi ai campionati italiani su strada.

©Massimo Tamiazzo

Anche Fausto Coppi è di queste parti, nato a Castellania nei pressi di Tortona nel 1919, proprio quando Girardengo vinceva il suo primo Giro d’Italia, Di lui Gianni Brera ha scritto che “come lo vedi camminare quest’uomo, subito egli ti sembra goffo e sproporzionato, non fatto, direi, per muoversi in terra, come tutti”. Ma una volta in sella si trasformava in una perfetta macchina da corsa, capace di vincere tutte le grandi classiche e di entrare talmente a fondo nell’immaginario degli italiani che Giorgio Bocca lo definì “un romanzo italiano”.

In questa terra di campioni non poteva mancare un museo per celebrarli, dedicato a Girardengo, a Coppi e a tutti gli altri grandi del ciclismo. Il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure è stato inaugurato dal Comune nel 2003 in un capannone dismesso dell’ILVA, e sa incantare gli appassionati con la grande pista centrale dove decine di biciclette raccontano l’evoluzione di questo mezzo dai velocipedi ottocenteschi agli esemplari ultramoderni addirittura con marchio Ferrari, con i cimeli, i filmati, le fotografie e gli articoli della Gazzetta.

©Massimo Tamiazzo

Ma è capace di affascinare anche chi vero tifoso non è, grazie ad oggetti e ricordi che chiunque conosce e che riportano ad imprese in un certo senso eroiche. Come la bicicletta con cui Francesco Moser nel 1954 percorrendo 51,151 chilometri segnò il record dell’ora a Città del Messico o il celebre cappellino giallo che in gara Marco Pantani alternava alla bandana. Tutti abbiamo in mente l’immagine di quando, come per un segnale, lo toglieva e si alzava sui pedali per iniziare una delle sue strabilianti fughe di montagna. E non ce n’era più per nessuno. Mentre una fotografia di Coppi sugli sci con Giulia Occhini, la famosa “dama bianca” protagonista di una relazione extraconiugale con il ciclista, riporta ad un gossip d’antan che molti ancora oggi ricordano.

©Fabio Bertino

La sezione “L’avventurosa storia del ciclismo al femminile” racconta invece l’altra metà di questo sport. Una storia altrettanto eroica. Che inizia con una fotografia di Annie Londoderry, non una sportiva in senso stretto ma una vera avventuriera che nel 1894 partì in bicicletta da Boston attraversando Stati Uniti, Europa ed Asia per tornare in Massachusetts quindici mesi dopo, e che arriva fino alle immagini di Maria Caninis, vincitrice a 39 anni del Giro d’Italia nel 1988. Passando per Alfonsina Strada, il “diavolo in gonnella”, prima donna a partecipare, non senza suscitare polemiche, a gare maschili come il Giro di Lombardia del 1917 e il Giro d’Italia nel 1924.

Fra questi grandi campioni c’è spazio anche per personaggi locali. Da qualche anno nel Museo è esposta ad esempio la bicicletta bmx di Francesco Paolo Magrini, conosciuto dai novesi come Franchino. Arrivato da Melfi a Novi Ligure negli anni ‘80 era diventato il pizzaiolo per eccellenza della città, dove tutti lo riconoscevano in sella alla sua inseparabile bicicletta.

Non credo che Franchino abbia mai partecipato ad una gara ciclistica, ma di sicuro poteva dire di aver pedalato sulle strade dei campionissimi.

Museo dei Campionissimi

Viale dei Campionissimi 2, Novi Ligure (AL)

0143 772266

www.museodeicampionissimi.it

museodeicampionissimi@comune.noviligure.al.it

Orari

Venerdì 15 – 19

Sabato 10 – 19

Domenica 10 – 19