Testo e foto di Isabella Mancini

Il più grande complesso religioso sul pianeta. Oltre 162 ettari di territorio dedicato a Vishnu circondato dal bosco, fitto, simile a una giungla dagli alberi enormi e liane pendenti. Il Tempio della Città è uno dei templi che si trova ospitato in questo angolo di mondo, in tutto 400 km quadrati, stretti in un’area archeologica che è stata sede delle capitali dell’Impero Khmer dal 9° al 15° secolo. Angkor Wat, Angkor Thom, Bayon Temple sono alcuni di questi incredibili templi, esempio dello stile classico dell’architettura Khmer. Angkor Wat è sicuramente il più visitato ed è il simbolo della Cambogia che sventola sulla bandiera nazionale ma i locali pensano tutti sia sempre stato un tempio buddista e se chiedi se ci sono ancora oggi praticanti induisti vieni guardato strano. I templi sono immersi nel tessuto vivo del paese, alcuni villaggi dove si coltiva riso e si pratica l’agricoltura ne sono praticamente inglobati. Gli dei sono ancora oggi venerati in questi templi: cerimonie, preghiere, musica tradizionale e balli. Nella sua foresta si nascondono le piante della medicina tradizionale e vengono vendute proprio nei templi per poter ricevere la benedizione divina. Il rito del tutto pagano dell’attesa dell’alba di fronte al tempio ha qualcosa di incredibile. Un brulichio nascosto dall’oscurità della notte di tuk tuk e biciclette, auto, moto e qualunque altro mezzo di locomozione si dirige veloce, spedito, verso Angkor Wat. Alle 5 migliaia di persone sono già lì in attesa, tra venditori di ogni genere, per vedere l’immagine del tempio dipingersi dei colori dell’alba.
Accade però che anche in Cambogia ci siano albe con foschia e nebbie. Ed è qui che si riconosce il turista dal fedele buddista.