Decido di non mettere le didascalie alle foto che seguiranno perché le parole tavolta siano poche e misurate e siano le forme e i colori a prevalere.  Intendono raccontare per sommi capi un mio prossimo viaggio, in partenza il 2 marzo. Il Gujarat, regione dell’India nord occidentale ai confini col Pakistan, fu terreno di passaggio e battaglia di popoli e religioni e oggi è uno dei luoghi più evoluti dell’India. Proprio qui sopravvivono genti che abitano un’altra storia. Nel Medioevo il Kutch vide le dinastie hindu tentare di resistere ai regnanti musulmani Moghul e Sindh, incensi, spezie, legnami e avori sul dorso di lente carovane passarono verso est. Oggi il Gujarat e il Kutch in particolare sono ancora percorsi dai piedi seminomadi dei pastori. Una cultura a rischio come quella di tutte le minoranze, i cui ritmi lenti stridono con un mondo che corre veloce.

Sono belli, bellissimi, i pastori Rabari. Le donne tutte portano uno scialle nero di lana leggera sul capo. Simboli estratti dal pantheon hindu scorrono tatuati in file sulle loro pelli olivastre, risalgono lungo il collo fino al mento, le braccia forti, i polsi magri, le mani della terra. I volti sorridenti, occhi neri di cajal, non celano il carattere forte e talora aggressivo di donne che hanno vita e lavoro duri sulle spalle, così come gli scialli neri esaltano la bellezza dei corpetti ricamati brulicanti di specchietti.

Gli uomini, alti, magri, e spesso con i baffi, turbanti sul capo, portano un telo bianco ai fianchi e un giubbino pure bianco aderente con maniche molto lunghe. Ma il loro segno distintivo è l’orecchino d’oro filigranato a semi cupola che portano al centro del padiglione auricolare.

Tutti i clan sono dediti all’allevamento, di cammelli in particolare, che hanno un profondo valore simbolico per tutte le comunità. Alla ricerca di pascoli e acqua per i loro animali, ogni anno lasciano i villaggi per farvi ritorno solo quando il monsone sta per montare a primavera inoltrata. Le loro case sono tanto semplici fuori quanto decorate dentro: le pareti sono rivestite di argilla in cui sono incastonate centinaia di schegge di specchio atte ad illuminare interni bui

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