Di Paolo Ciampi

Solo il rumore dei miei passi, solo il richiamo dei gabbiani, in questa città che pure è una delle più importanti della Lituania, meta di turisti che arrivano dalla Russia come dalla Norvegia, qualche volte persino dall’Italia, come il sottoscritto. Klapeida è una città che stordisce col suo silenzio e certo non è solo il silenzio di un traffico ridotto ai minimi termini, almeno in questo ultimo scorcio di estate nordica. Non è nemmeno il silenzio di un popolo che mi sembra prediliga i toni sommessi, anche ai tavolini dei bar all’aperto. Non so, ci devono essere tanti tipi di silenzio in questa città. Compreso quel silenzio che divora i nomi a ogni brusca giravolta della storia. Kleipeda, ovvero per secoli Memel, Prussia Orientale, oggi avamposto lituano sulla penisola di Curlandia, paradiso per gli amanti del birdwatching, della bici e, pare, anche delle vacanze nudiste.

Un tempo città prussiana, un tempo città sovietica. Il silenzio, penso, è davvero la discarica delle tragedie della Storia, uso la esse maiuscola. Poi, vicino al vecchio molo dei traghetti, dalla terrazza dove è bello bere birra e farsi benedire dal sole, lo sguardo cade sulle lettere di Jazz. Un’idea di musica che irrompe sul silenzio e col silenzio gioca.