01Maika è esile, gentile, giovane senza arroganza. E’ la prima volta che viene in Italia e lo fa in punta di piedi anche se i suoi scatti hanno una voce roboante. Trentadue foto esposte allo IED fino al 23 di novembre. Hanno vinto il World Press Photo 2013. Storie di vite altrettanto semplici, fatte di carezze, affetto, la lavatrice da fare, il cane da portare fuori. Storie di coppie gay che per la prima volta, per il Vietnem, paese di origine di Maika, sono state raccontate per la loro normalità. Abbiamo incontrato Maika Elan grazie al Florence Queer Festival che in occasione della sua prossima apertura (6-12 novembre, Cinema Odeon di Firenze) spalancherà una finestra proprio sul Vietnam di oggi: in prima serata Lost in Paradise di Vu Ngoc Dang, primo film vietnamita che presenta l’amore omosessuale in modo esplicito e sotto una luce positiva. Come quella che illumina i momenti di intimità raccolti da Maika nei suoi scatti.
Si è laureata in antropologia ma ha da subito usato la macchina fotografica per esprimersi e raccontare tanto che in pochi anni inizia a scattare per riviste di moda. Qui entra in contatto con tanti uomini e donne, coppie stabili e allegre, fidanzati novelli, intellettuali, curiosi, intelligenti. Alcuni sono gay e vede un enorme gap tra queste storie e quelle della rappresentazione mediatica dell’omosessualità. “L’informazione vietnamita presenta l’omosessualità, da sempre, in modo negativo, triste, pesante. Troppo truccati, volgari, ladri e prostitute: ecco come sono rappresentati. Non c’è amore, tenerezza, divertimento, amicizia, lealtà in questa rappresentazione e la trovavo una incredibile bugia.” L’omosessualità, in Vietnam, è rappresentata effettivamente in modo negativo: solo da una decina di anni, dalla pubblicazione del libro di Bui Ahn Tan, “A World Without Women/Un mondo senza donne” si è iniziato a rompere il sarcofago confuciano di una tradizione ancestrale che neanche uno stato laico e comunista come il Vietnam era stato in grado di spaccare. “Avevo letto questo libro – mi dice Maika Elan, in una delle aule dell’Istituto Europeo del Design di Firenze che ospita la nostra intervista e la sua mostra. Tra busti di sartoria e modellini di lampade di design prosegue: “Da quel momento ho iniziato a interrogarmi e ad interrogare amici e conoscenti per capire se davvero le persone erano aperte come pensavano di essere. Non lo erano, anzi, in molti si dimostravano infastiditi anche solo a vedere l’immagine di due uomini, o donne, mano nella mano o in atteggiamenti affettuosi. Da qui ho cominciato a cercare di seguire il filo di questa paura e come questa possa essere talmente radicata da nascondere una realtà tutt’altro che brutta.
La voce di questa giovane donna è bassa, dolce, non esito a scrivere incantevole tanto che deve essere stata la chiave di accesso a tanta intimità. “Effettivamente mi sono state aperte le porte di casa di queste coppie che per questo progetto hanno messo in ballo molto. In tanti di loro non avevano detto nulla in famiglia per paura di venire allontanati. Ho iniziato a fotografare una coppia che si è trovata bene con me e ha parlato della cosa con un’altra coppia e così via. Il progetto si è realizzato da solo.” Il 2012 è stato un anno di novità per il mondo GLB vietnamita: il primo gay prde che ha visto un centinaio di attivisti in bici manifestare per la prima volta pubblicamente per il riconoscimento sociale e poi l’inizio di un dibattito nel governo vietnamita su una eventuale legge per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Tutto sembra essersi un po’ paralizzato ma il fatto che finalmente si parli dell’argomento in modo aperto aiuta già a pensare ad ulteriori sviluppi e dall’11 novembre il governo dovrebbe cancellare anche la multa di 24 dollari imputabile a chi “festeggi” (non celebri perchè non è riconosciuto legalmente il matrimonio tra coppie dello stesso sesso) unioni gay. E Maika Elan, che farà? “Sono orgogliosa del fatto che questo progetto abbia ricevuto un riconoscimento così importante come il World Press Photo. Per ora questa ricerca per me si ferma qui, non avrei altro da aggiungere, le storie tornerebbero a ripetersi. Cercherò altro da studiare e raccontare”.

Fotografie di Maika Elan.
Ritratto di Maika Elan, realizzato allo IED di Firenze in via Bufalini, di Massimo d’Amato.

IED – Istituto Europeo di Design- Via M. Bufalini 6/r 50122 Firenze t. 055 29821 – 055 2645685
Orari mostra The Pink Choice di Maika Elan IED Firenze:
Lunedi-  giovedì  9-21,30
venerdì 9-18
sabato 10-18
Ingresso libero

Informazioni:
Infoline: 347 8553836 Ireos: 055 216907;  Eventi –Tel. 055 240397
info@florencequeerfestival.itwww.florencequeerfestival.it

The Pink Choice