Testo di Christian Elia | Foto di Gianluca Cecere

Alcune storie hanno bisogno di tempo e di spazio per lasciarsi raccontare. I vicoli di As’Samou, venti chilometri a sud di Hebron, si avvolgono attorno alle 26mila anime che li abitano, si stringono, quasi a celare allo sguardo del visitatore un mondo intimo, che non appare.

Tra i vicoli, tra i banchi del mercato e le urla dei venditori, tra le macchine e le botteghe, si nasconde una storia antica, un filo rosso che bisogna saper riconoscere e seguire.

Sono gli ahwash, costruzioni tradizionali, che riflettono una varietà di stili architettonici e un mix di materiali da costruzione, che testimoniano la complessità della lunga storia della città.

Gli ahwash, al primo sguardo, sono come antiche masserie, con una corte centrale e un sistema di edifici successivi che nascevano – ogni volta che un figlio si sposava, raccontano gli abitanti – attorno all’edificio centrale. Le stesse pietre, la loro provenienza, racconta di invasioni e migrazioni. E di fughe, perché almeno in origine è proprio in certe particolari depressioni del terreno che veniva edificato il primo nucleo abitativo.

Cumuli di spazzatura, stalle improvvisate per gli animali, depositi per ogni manufatto, improbabili interventi di adattamento residenziale: un patrimonio incredibile stava lentamente svanendo.

Un giorno, però, un futuro possibile è arrivato ad As’Samou. Quel futuro aveva il sostegno del British Council Palestine, le competenze tecniche dell’azienda italiana Hydea, che si occupa tra le altre cose di intervento sul patrimonio culturale in tutto  il mondo,  Ideamuseo specializzata in valorizzazione museale, la municipalità di As’Samou, con lo studio di architetti Habash di Ramallah. Un lavoro lungo, attento e faticoso, durato tre anni. 

In tante zone della Cisgiordania meridionale ci sono ahwash, ma la concentrazione – e la conservazione – di questi edifici, per numero e per bellezza, ad As’Samou è unica. Basta considerare le fonti storiche per immaginare come si possa spiegare questa ricchezza: le origini della cittadina risalgono all’epoca romana e bizantina. Nel Medioevo la città rimase attiva, come testimoniano le vestigia del periodo crociato. Un tempio romano, resti delle mura della città e di un’antica torre sono tra i beni patrimoniali più importanti ancora visibili, insieme a ciò che resta di un’antica torre scoperta nel 1934 e in gran parte distrutta in un attacco militare israeliano nel 1966.
Il tempo, l’incuria, il mancato accordo tra i molti eredi di famiglie numerose, i problemi economici e la feroce logica del conflitto israelo – palestinese ha fatto lentamente scivolare verso l’oblio queste meraviglie, come se un futuro incerto divorasse tutto, presente e passato.

Prima un censimento, per numero e per condizioni, degli ahwash in città. Poi una mappatura per tipologie d’intervento e per un progetto di riabilitazione concordato con il coinvolgimento della comunità residente, dai ragazzi delle scuole agli anziani. Passo dopo passo, attorno a un meraviglioso ahwash che fungerà da centro giovanile, si è intervenuti per salvare e tutelare questi edifici. Un’energia positiva, un’idea di futuro, si è fatta largo giorno per giorno: chi spazzava le strade e puliva gli ahwash, chi tagliava l’erba incolta nei cortili, maestranze specializzate internazionali lavoravano gomito a gomito con artigiani locali, mentre i giovani di As’Samou lavoravano alla programmazione del futuro centro culturale, che è stato inaugurato l’estate scorsa.

Un approccio condiviso, dal basso, ritagliato sui bisogni della popolazione locale. Un intervento che, nella tutela del patrimonio culturale, vede una possibilità di futuro per territori attraversati da criticità che rischiano di far passare in secondo piano la cultura. Oggi As’Samou lavora per connettersi ai percorsi del turismo religioso, che passano a una manciata di chilometri, attrezzandosi per l’accoglienza diffusa e un turismo sostenibile che rispetta la storia e la comunità, ma che pensa a costruire opportunità, partendo dal rispetto proprie radici.

Per ulteriori informazioni: hydea.it