Testo e fotografie di Yuri Materassi

“C’era una volta…”, così iniziano solitamente le favole, ed anche questa inizia così, anche se qui la fantasia si intreccia a tratti con la realtà e la storia non ha un lieto fine come lo hanno le classiche favole disneyane.

Siamo sull‘Appennino romagnolo, vicino al confine tra le tre regioni Emilia Romagna, Toscana e Marche. E’ difficile capitare da queste parti, almeno che non ci si perda, o che ci si voglia perdere per ritrovare qualcosa perso in città. I turisti più vicini sono sui sentieri del monte Fumaiolo, o a Sarsina ad assistere a qualche commedia Plautina, o a Bagno di Romagna in qualche piscina termale. Ma queste strade non rientrano nel percorso di nessun tom tom.

Questa storia inizia moti anni addietro, come nelle favole non c’è una data precisa, c’è soltanto un evento che si perde nel tempo.

C’era una volta, appunto, una madonnina, custodita nel monastero di Chiesola., o “Ghiesola”, come dice qualche abitante delle zone. Un giorno di ferragosto la statuetta decise di fuggire, e si incamminò per i sentieri che conducono a dove adesso c’è un piccolo paese chiamato Tavolicci. Sul motivo di tale fuga gli abitanti di Tavolicci sono tutti concordi: nel monastero, alla sera, si compivano atti impuri tra monaci e suore. Qualcuno sostiene addirittura che i figli nati nel peccato venivano uccisi e murati nelle pareti del monastero. Sul sentiero seguito dalla madonnina per arrivare a Tavolicci ci sono invece varie ipotesi, e se domandate agli abitanti della zona ognuno avrà sicuramente la sua versione del percorso. Su una cosa però sono tutti d’accordo: la madonnina, stanca e provata, si sedette a riposare in un preciso punto, quello dove adesso c‘è un piccolo tabernacolo a memoria dell‘evento. Da lì probabilmente si guardò intorno, all’ombra di una quercia, vide la bellissima vallata che si estendeva fino alle pendici del Fumaiolo e pensò che sarebbe stato bello abitare da quelle parti. Poi si voltò indietro, e con un sobbalzo nel cuore vide che da quel punto si vedeva ancora il monastero dal quale era scappata. Allora, con molta più attenzione, si mise alla ricerca di un  altro punto più in valle dove passare il resto della sua eternità. Scelse un prato, difficile da raggiungere perché la fede non è sinonimo di comodità, fece nevicare, e sulla neve fresca tracciò una linea, poi un’altra, poi un’altra ancora, e disegnò il perimetro della chiesa che gli abitanti di quei luoghi avrebbero dovuto tirar su. E così fu, gli abitanti del piccolo borgo di  Montegiusto (un piccolo borgo vicino a Tavolicci, di cui oggi si conserva soltanto memoria e qualche rudere nel bosco) costruirono la chiesetta in suo onore che fu battezzata appunto come Santa Maria in Montegiusto. Tutti gli anni, per ferragosto, gli abitanti della zona festeggiavano la venuta della statuetta, si organizzavano grandi feste nel prato della chiesa, si ballava, si mangiava, si beveva si prendeva il sole, si seguiva la madonnina nella processione, se gli abiti si erano sporcati la si rivestiva per la processione, si abbelliva con collanine d’oro, preziosi regali di devozione. Era la madonnina delle genti di queste parti, era amata da tutti, credenti e non credenti, era bellissima, se chiedete in giro nessuno vi dirà che non era bella.

Ma questa favola come detto era destinata a intrecciarsi con la realtà, e come tutte le storie reali doveva finire o comunque complicarsi nel suo decorrere perché la vita non è eterna e tutto ha un corso, e neanche le statuette delle madonnine si sottraggono a questa legge. Così nel 1968 la chiesetta che si era scelta la madonnina venne chiusa, e la madonnina trasportata in un casolare di Casalino, dal quale fu rimossa soltanto nel 1976, quando fu sistemata nel Monumento dei Caduti di Tavolicci, adibito anche a luogo di preghiera ed infine fu sistemata a fianco dell‘altare della nuova chiesa di Tavolicci. In questa nuova casetta la madonnina continuò ad essere coccolata dagli abitanti di Tavolicci e dei piccoli borghi adiacenti. Per ferragosto si continuava a rivestirla, a portarla in processione, ad abbellirla ancora di più con collanine e fiorellini.

Ma la favola della madonnina non convinse del tutto la Chiesa, che in questa storia ad un certo punto ha voluto guardare la realtà con gli occhi della scienza anziché della fede. Così, nel tempo, si fecero delle ricerche storiche che tolsero un po’ di romanticismo a questa favola. Dalle ricerche sembrerebbe infatti che la chiesa di Santa Maria in Montegiusto non fosse stata costruita sul perimetro indicato dalla madonnina, ma bensì sulle basi di un tempio e di un culto molto più antico di quello cristiano, un abside romanica trasformata nel tempo in chiesa cristiana.

Ma le sofferenze della madonnina erano destinate a non finire. Dopo essere stata rapita dal luogo che si era scelta con tanta attenzione e cura la madonnina è stata “svestita”, gli sono stati tolti tutti gli abiti che nel tempo le avevano messo addosso, è rimasta, nuda, coperta soltanto dai colori che ne disegnavano i vestiti, così come si pensa fosse stata una volta.

“Uno scempio”, a detta degli abitanti della zona, “un restauro che l’ha restituita al naturale splendore” a detta del parroco che, innamoratosi anche lui della statuetta, ne ha voluto ricostruire la storia. La statuetta di legno risale molto probabilmente all’anno mille, nel tempo fu ridipinta più volte, fino a quando (sembrerebbe per ordine del Vescovo) non si cominciò a vestirla con un abito bianco. Ma il parroco si è spinto oltre, cercando di capire come era in origine, vestita di soli colori, con il bimbo in braccio, anziché di lato, e ne ha ordinato un restauro. Così oggi la statuetta è tornata a quello che un tempo era stata: una statuetta di legno, in apparenza diversissima da quella a cui erano abituati gli abitanti di Tavolicci.

E se chiedi a loro cosa ne pensano ti diranno che quella di adesso non è più la loro statuetta. Non è la madonnina, che era scesa da Chiesola per arrivare a Montegiusto, non è la madonnina che vestivano con tanta cura tutti i ferragosto. “Che ci rendano la nostra statuetta, ce l’hanno portata via, questa non è la nostra madonnina. Chissà dove l’hanno portata.”

Nessuno ha una risposta certa a tutto questo, anche se tutti sostengono di averla. Quello che è certo è che la madonnina nella chiesetta di Tavolicci, non è mai stata così sola come lo è oggi. Forse nel tempo tornerà ad essere amata come lo era quella di prima, forse i bis nipoti che cresceranno da queste parti impareranno ad amare questa “nuova” statuetta, magari nel tempo riusciranno a convincere il parroco a rivestirla, a scendere dinuovo nei prati di Santa Maria per festeggiare il ferragosto. Intanto la vecchia chiesetta di Santa Maria in Montegiusto, dopo essere stata abbandonata alla fine degli anni ‘60, nel tempo è crollata, ma oggi Massimo e Anna, che sono diventati i proprietari di quei terreni, stanno provando a ricostruirla come era un tempo, facendo faticose ricerche tra i pochi documenti ancora disponibili.

Chissà, forse un giorno tutto si aggiusterà di nuovo per tutti quanti, ognuno tornerà ad avere la statuetta che voleva, e questa favola avrà un lieto fine. Intanto a Tavolicci sta cominciando a circolare un finale disneyano a tutto questo: c’era una volta una madonnina che dopo essere stata portata via a forza dal luogo in cui aveva scelto di vivere, un giorno, di ferragosto, scappò e tornò a vivere dove un tempo c’era la piccola chiesa di Santa Maria…

Se capitate da queste parti, o volete volutamente perdervi per queste strade, uscite dalla Statale nr.E45 a Sarsina, poco più a sud di Cesena, in direzione Roma. Da Sarsina prendete la strada che sale per Tavolicci (13 kilometri). Qui, oltre alla statuetta, custodita dentro la chiesa in un ancona di legno intarsiato risalente al XVI secolo, potete visitare il monumento ai Caduti, in ricordo dell’eccidio di Tavolicci compiuto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. A Tavolicci non ci sono né ristoranti, né bar, ma se girate per il piccolo borgo troverete sicuramente qualcuno felice di mettervi a sedere ed offrirvi la sua versione di questa storia insieme ad un buon bicchiere di Sangiovese.

Qui sotto la fotostoria:

01

il sito dove una volta sorgeva il monastero di Ghiesola, da dove è scappata la madonnina. Oggi ci sono gli avvallamenti del terreno, e qualche pietra appartenente alle mura

 

02

il tabernacolo a ricordo di dove si fermò a riposare la madonnina durante la fuga

 

03

l’interno del tabernacolo

 

04

la vallata scelta di Montegiusto, sullo sfondo il monte Fumaiolo

 

05

i ruderi della Chiesa di Santa Maria di Montegiusto visti dall’alto

 

06

la Chiesa di Santa Maria di Montegiusto, adesso in fase di restauro

 

07

Santa Maria di Montegiusto

 

08

il cantiere dentro la chiesa

 

08bis

come si presentava la chiesa negli anni ’50.

 

09

la capanna dove fu sistemata la madonnina, dal 1968 al 1976

 

10

il Monumento ai caduti in memoria dell’eccidio compiuto dai tedeschi a Tavolicci. La madonnina fu sistemata all’interno del monumento dal 1976, fino alla costruzione della nuova chiesetta in Tavolicci

 

11

la chiesetta di Santa Maria, a Tavolicci. Dove oggi si trova la madonnina.

 

12

una delle quattro campane della chiesetta proviene dalla vecchia chiesa di Santa Maria in Montegiusto

 

13

l’ancona del ‘500 dove è sistemata la madonnina

 

15

la processione del 15 agosto 2013

 

16

la madonnina, come è oggi dopo il “restauro”

 

17

la festa di ferragosto 2013

 

18

particolare della madonnina restaurata

 

19

l’opuscolo dove il Parroco prova a spiegare agli abitanti di Tavolicci i motivi del restauro

 

20

la vecchia madonnina di Santa Maria di Montegiusto, prima del restauro, qui ritatta in un santino