Se cerchi la tua strada verso Itaca
spera in un viaggio lungo,
avventuroso e pieno di scoperte.
I Lestrigoni e i Ciclopi non temerli,
non temere l’ira di Poseidone.
Pensa a Itaca, sempre,
il tuo destino ti ci porterà.
Non hai bisogno di affrettare il corso,
fa’ che il tuo viaggio duri anni, bellissimi,
e che tu arrivi all’isola ormai vecchio,
ricco di insegnamenti appresi in via.
Non sperare ti giungano ricchezze:
il regalo di Itaca è il bel viaggio,
senza di lei non lo avresti intrapreso.
Di più non ho da darti.
E se ti appare povera all’arrivo,
non t’ha ingannato.
Carico di saggezza e di esperienza
avrai capito cos’è Itaca.  

Costantino Kavafis

 

Domenico Quirico è un giornalista. Quando si presenta ci dice: Io di mestiere faccio il viaggiatore nel senso che mi pagano per viaggiare. L’ho ascoltato a Scandicci, in una delle domeniche de Il libro della vita dove alcuni protagonisti della cultura raccontano il loro libro  del cuore.

Domenico-Quirico-n0hylr5idtzmy5ewyenszntnhnw9lkcex15836d938

Domenico Quirico è stato rapito in Siria ed è rimasto sotto sequestro 5 mesi, ma non è interessato a parlare di questa esperienza, lui vuole parlare di viaggi, di Ulisse, dell’Odissea, che è la storia che ha scelto di raccontarci. Ci parla del fascino che hanno avuto nella sua infanzia le cartine mute che si dovevano riempire con i nomi delle città nelle verifiche di geografie, ci parla di come i libri lo abbiano aiutato a sopravvivere durante il sequestro, quando per passare le lunghe giornate se li raccontavano a vicenda con il suo compagno di sventura. E fra i libri raccontati più volte c’era l’Odissea.

Ulisse per lui è il vero viaggiatore, colui che è disposto a farsi trasformare dal viaggio, colui che sceglie la lentezza per spostarsi, colui che viaggia attraverso gli occhi di chi incontra, colui che si fa attraversare dai posti che visita.

Oramai quasi tutti siamo più simili a Phileas Fogg, il protagonista de Il giro del mondo in 80 giorni, viaggiamo con la fretta di arrivare, e di tornare per raccontare, pochi minuti di ritardo di un volo ci fanno andare in ansia, non siamo capaci di attendere.

L’Odissea è invece fatta di attesa, di chi è in viaggio ma anche di chi è a casa, di chi tiene dentro di sé quel grumo di dolore per non sapere dov’è l’altro, l’amato, il padre, il fratello, la sorella. E chi meglio dei migranti rappresentano oggi il viaggio di Ulisse? Un viaggio lento, fatto di insicurezza, di nomi sconosciuti di luoghi lontani dove c’è il miraggio di una vita che forse sarà migliore. Viaggi che durano anni, quando noi con l’aereo ci metteremmo 4-5 ore al massimo, che significano incertezza quotidiana, attesa infinita, pazienza.

IMG_7364.JPG

Ascoltavo Domenico Quirico parlare e pensavo al viaggi dentro al nostro sé, a quante similitudini, ancora una volta, ci vedo.

La necessità di accettare di trasformarsi, in meglio o in peggio non importa, il bisogno di discendere lentamente, per farsi attraversare da ciò che si incontra al nostro interno. Il grumo di dolore che con pazienza dobbiamo saper sciogliere, l’abbandono della fretta perché niente dentro di noi avviene con la velocità dell’aereo.

Domenico Quirico ha usato una metafora: viaggiare e raccontarlo non è guardare il formicaio, ma entrarci dentro, diventare formica. Insieme alla testimonianza il giornalista deve avere la capacità di entrare nel mondo che descrive, commuoversi, non restare neutro di fronte a ciò che vede.

Anche noi dobbiamo diventare formiche se vogliamo imparare a conoscerci meglio, dobbiamo mantenere viva la commozione e abbandonare quei muri che la paura ci ha fatto costruire.

Buon viaggio

Per chi volesse ascoltare l’intervento di Domenico Quirico, ecco il link:  https://www.youtube.com/watch?v=fGOZuvDtias