di Letizia Sgalambro

Oggi vi voglio parlare di due libri: Un’altra parte del mondo di Massimo Cirri e Meno dodici di Pierangelo Sapegno.

Confesso: sono due libri che non ho ancora letto, ma li ho sentiti presentare dagli autori agli incontri estivi sui libri ed autori a Castiglioncello e sono già immagazzinati nel mio Kindle pronti alla lettura.

Sono due libri all’apparenza molto diversi fra loro, ma che in realtà hanno molti punti in comune.  Entrambi raccontano storie vere e toccano temi legati alla memoria.

Un’altra parte del mondo racconta la vita del figlio di Palmiro Togliatti  partendo dalla sua morte per intrecciare una storia personale e politica che va dalla fine degli anni ’40 ai giorni nostri.

Meno dodici è invece il diario di un medico che dopo un incidente, nel 2013, si risveglia dal coma convinto di essere nel 2001: ha perso completamente 12 anni di memoria della propria vita e anche adesso che ha riacquistato le sue conoscenze professionali ristudiando tutto da capo (riprendendosi pure una laurea perché la burocrazia aveva deciso che con quel referto medico che si ritrovava lui era incapace di tornare a lavorare), di quegli anni non ricorda niente.

Da una parte quindi un libro che narrando la vita di Aldo Togliatti,  (morto nel 2011, completamente solo, in una clinica privata di Mantova, molto simile a quei manicomi che dovrebbero essere chiusi da anni) rievoca una memoria collettiva, più o meno consapevole di un partito, il PCI e di un Italia, e di un’Unione Sovietica che non ci sono più. Una memoria collettiva che sostituisce quella privata perché, come si dice nel libro questa è una storia di solitudine, timidezza e gentile follia. La storia di un uomo che non ha lasciato memoria in un mondo pieno di memoria. 

Dall’altra parte la storia di un uomo che con questa memoria assente deve fare i conti tutti i giorni ancora oggi, che si è risvegliato in un letto di ospedale pensando ancora alla lira, che i cellulari oltre a telefonare potevano mandare solo sms, di avere due figli preadolescenti e non di essere padre di due giovani uomini barbuti,  e che ha dovuto in un colpo solo fare un salto di 12 anni, con tutte le difficoltà del caso. Pierangelo Sapegno nella sua presentazione ha ripetuto più volte che noi siamo ciò che ricordiamo, e perdere la memoria significa perdere, o per lo meno modificare la propria vita.

In effetti esistono anche terapie che favoriscono il superamento di diverse problematiche psicologiche, in particolare quelle connesse alle sindromi post traumatiche, modificando i ricordi passati,  dissociando le emozioni negative ad essi legate.

Memoria, follia, adattamento e disadattamento; sono due libri che trattano in fondo il tema della mente, facendoci capire quanto poco ancora ne sappiamo nonostante che sia un argomento che affascina e sul quale molto si studia e dibatte.

Il prossimo fine settimana a Sarzana si svolgerà il Festival della mente, c’è qualcuno che pensa di andarci e ha voglia poi di raccontarci qualcosa? Ne saremmo molto felici.