Di Letizia Sgalambro

Bimbo e cola

Capita a tutti di passare dei periodi in cui pare niente vada come dovrebbe e che la sorte ce l’abbia esattamente con noi. Quei momenti in cui ce ne capitano una dietro l’altra, e sembra non si riesca a tirar fuori la testa dall’acqua per poter respirare e non possiamo fare a meno di sentirci vittime del mondo malvagio.

Ci sono persone che vivono questa situazione come normalità, altre solo in alcuni momenti ma, ammettiamolo, il costume della vittima almeno una volta nella vita lo abbiamo indossato tutti.

E’ un ruolo insidioso, perché una volta fatto nostro è facile indugiarvici. Gli abiti sono comodi, si è convinti che saremo i protagonisti della commedia, che tutti ci guardino, ci ascoltino, e si prendano un po’ cura di noi.

Ma non succede quasi mai. O forse accade per un po’, se siamo stati abbastanza bravi da mascherare il vittimismo con l’eroismo, e se abbiamo rivestito quel ruolo così a lungo da prevedere le mosse di chi non ci vuole ascoltare.

Ci sono almeno due buoni motivi per cui è bene uscire dal ruolo della vittima al più presto:

Il primo è che quando ne siamo dentro deleghiamo all’esterno il nostro stare bene o male: se la mia felicità dipende dal tempo, dai soldi, dal riconoscimento, dalla fortuna o sfortuna, io non ho più potere sulla mia vita, divento una semplice comparsa e lascio ad altri il mio timone. Se invece siamo centrati su noi stessi e ben radicati non esiste tempesta che ci possa buttare a terra.

Il secondo è che l’attenzione che cerchiamo con le nostre lamentele alla lunga provoca allontanamento da parte degli altri, che forse all’inizio si sono sentiti in dovere e provare ad aiutare, ma che pian piano si sono stufati di ascoltare solo disgrazie. Così restiamo soli, incapaci di reagire alle sfide della vita convinti che solo gli altri siano felici e noi no.

Come fare per cambiare? La prima cosa è iniziare a rendersi conto di quando ci si lamenta, e smettere immediatamente, iniziando a chiedersi se possiamo fare qualcosa per reagire e cosa, oppure semplicemente accettando la sfortuna che è arrivata, sapendo che ben presto se ne andrà.. Iniziare a ragionare sulla reazione da avere ci spinge a privilegiare l’aspetto positivo piuttosto che quello negativo tipico della lagna, e il nostro cervello in questo modo cambia il suo flusso di pensieri.

E non mi venite a dire che questo si può fare solo se i problemi sono semplici e di poco conto: ho visto persone sorridere pur avendo parenti vicini molto ammalati, e persone in preda alla disperazione più totale per una banale multa per sosta vietata.

Ricordatevi: non è la situazione che scatena il vittimismo, è la nostra reazione, sempre.