Sulle tracce di Laslo Ede Almasy “Il paziente inglese”
Testo e foto di Luciano Pieri

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Lo conosciamo come l’affascinante personaggio del romanzo scritto da Michael Ondaatje, portato sullo schermo nel 1998 dal regista Antony Minghella con il volto di Ralph Fiennes, ma “Il paziente inglese”, alias Laslo Ede Almasy è realmente vissuto.

01 LASLO E.ALMASY

Laslo Ede Almasy

Nato da padre ungherese e da madre austriaca il 22 agosto 1895 nel castello di Bernstein, allora in Ungheria attualmente in Austria, già a sedici anni ottenne il brevetto di pilota di aerei e come tale combatté sul fronte italiano nella guerra 1915-18 ottenendo anche una medaglia al valore.
Parlava correntemente sei lingue: ungherese, tedesco, inglese, francese, italiano e arabo. Agli inizi degli anni venti trovò impiego come collaudatore  nella fabbrica di automobili Steyr di Graz. Indicando l’Egitto quale possibile mercato d’esportazione, fu autorizzato dal suo datore di lavoro ad andare laggiù per collaudare i veicoli Steyr in condizioni estreme.
Sapendo anche trasformare in sponsor dei suoi progetti banche, giornali e privati, compì dal 1926 al 1931 spedizioni in auto per quei tempi al limite dell’estremo, come il viaggio da Mombasa in Kenia fino ad Alessandria in Egitto percorrendo per la prima volta su di un mezzo a motore la storica “via dei quaranta giorni” (darb al-arba’in) utilizzata fin dai tempi dei faraoni per i commerci con l’Africa nera, compreso il traffico degli schiavi.
Nel 1932 con tre inglesi: sir Robert Claiton-east, uno sportivo dell’aria che mise a disposizione il suo biplano, H.G.Pendarel, comandante di squadra della RAF e Patrick Clayton topografo, partì verso l’inesplorato sud-ovest egiziano, l’altopiano del Gilf el Kebir, alla ricerca della mitica oasi di Zerzura.
Almasy aveva letto antiche fonti arabe ed in particolare il “Kitab al-durr al-maknuz” (Il libro delle perle sepolte).
Tra tante cose conteneva il seguente paragrafo: “Descrizione di una città e della via per arrivarci”
“………………si trova ad est della cittadella di Alsuri. Ci troverai palme da datteri, viti ecsorgenti. Segui lo wadi e sali finchè incontri un altro wadi che porta ad ovest in mezzo a due colline. Lì troverai un sentiero, seguilo ed arriverai alla città di Zerzura. Troverai chiuse le porte. E’ una città bianca come una colomba. Sulla porta d’ingresso troverai un uccello scolpito nella pietra. Allunga la mano fino al suo becco, prendi la chiave, apri ed entra nella città. Troverai grandi ricchezze ed il re e la regina addormentati nel castello. Non ti avvicinare a loro, prendi quel che puoi degli oggetti preziosi. La pace sia con  te.”
Su questa leggenda e sui rapporti di viaggio dell’inglese Wilkinson del 1835, del principe egiziano Ahmad Hassanein Bey del 1923 e del principe Kamal-al Din del 1925, dette inizio a quella spedizione che, seguita da altre, gli fece esplorare e cartografare il grande altopiano, di dimensioni pari alla Svizzera, con pareti a picco sul Deserto Libico, al quale Kamal-al Din aveva dato il nome di Gilf el Kebir (Il grande scoglio).
Il Gilf el Kebir era conosciuto nell’antichità dalle popolazioni Tebu, etnie della regione del Tibesti, che portavano i loro armenti a pascolare in quelle valli allora ricche d’acqua, e che essi chiamavano Gebel el shamani (Il monte del nord).
La più famosa via per arrivare al Gilf el Kebir, usata anche da Almasy, inizia poco più a sud dell’oasi di Dakhla. Usciti dall’oasi subito si affronta in direzione ovest il grande deserto lasciandosi dietro oasi e pozzi d’acqua. I luoghi sono di una bellezza che mozza il fiato. La prima sorpresa, dopo circa una giornata di viaggio, è una collinetta chiamata Abu Ballas.

04 ABU BALLAS

Abu Ballas

Quando Almasy giunse qui per la prima volta, trovò insabbiate qualche centinaio di antiche giare in terracotta ora ridotte a pochi cocci. Anticamente dovevano essere un deposito segreto, scorta d’acqua di predoni o mercanti, ma finora non è stato appurato ne quando ne da chi furono lì piazzate.
Ed ancora verso ovest attraverso una grande valle dove l’erosione eolica si è divertita a fabbricare centinaia di strane figure dal fango essiccato, simili a sfingi o meglio a leoni, che qualcuno ha voluto denominare “red lions”.

Red lions

Red lions

In circa due giorni si giunge sotto la parete sud del Gilf el Kebir e da qui parte la ricerca delle tre valli esplorate e descritte dalla spedizione di Almasy.
Sono tre wadi stretti e lunghi che si addentrano nell’altopiano: wadi Hamra ( la valle rossa) wadi Talh (la valle delle acacie), wadi Abd el-Malik dal nome dell’ultimo pastore che l’abitò.

Un valle del Gilf Kebir

Un valle del Gilf Kebir

Almasy ne trovò una quarta che lui chiamò Wadi Sura, la più piccola ma forse la più importante per le grotte con pitture rupestri tra le quali la “Grotta dei nuotatori”. Proprio in questo wadi nel 2002, un esploratore italiano, Massimo Foggini, scoprì una grotta conosciuta ora come “Grotta Foggini” così ricca di pitture da poter essere definita La Cappella Sistina del Sahara.

03 PITTURE GROTTA FOGGINI (particolare)

Paticolare della Grotta Foggini

Per salire poi sull’altopiano da sud c’è una sola via: il Passo di Aqaba, difficile ed impegnativo che da sempre costituisce un esame per i guidatori sahariani.
Raggiunta la sommità del passo si apre davanti un mondo incantato fatto di valli, dune di sabbia rossa, paleosuoli ricchi di antichi strumenti litici databili fino a 300.000 anni fa.
In un paio di giorni a nord, scendendo da una stretta gola, il passo Lama-Monod, si sfocia nel wadi Abd el-Malik, forse la favolosa Zerzura.
Da qui si aprono mille chilometri di dune altissime e corridoi: Il gran mare di sabbia.

     Il gran mare di sabbia

Il gran mare di sabbia

Racconta Erodoto nelle sue Storie che 2.500 anni fa proprio qui tempeste di sabbia inghiottirono l’armata che il re persiano Cambise aveva fatto partire dall’oasi di Dakla per andare a punire il famoso oracolo di Siwa.
L’armata non arrivò mai ed il suo ritrovamento è tuttora il sogno di tanti gli archeologi. Il Gran mare di sabbia termina proprio all’oasi di Siwa, quasi sulla costa del Mediterraneo.

Oracolo di Siwa

Oracolo di Siwa