Testo di  Federica Grilli | Foto di Roberto Trevisani

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Partiamo da ciò che la gente racconta del Cammino: un’esperienza bellissima, commuovente, il contatto con la natura, con te stesso e bla bla bla.

Sarebbe però troppo semplice parlare di come il Cammino mi abbia cambiato la vita, di come dopo tanti anni abbia ritrovato me stessa e di come il mio compagno di viaggio sia diventato un fratello di sangue.

Parliamo di quello che la gente NON ti dice.

La prima cosa che nessuno ti racconta è la fatica. Non che non venga menzionata insieme al numero dei km percorsi, ma, come i dolori del parto, sembra che assuma un ruolo secondario rispetto alla gioia della meta raggiunta. Beh… non è così!

Il cammino di Santiago è fatica. Quando abbiamo varcato la porta del Cammino a Saint Jean Pied de Port, avevamo fatto i primi 100 metri in salita verso i Pirenei e il mio pensiero è  stato “Chi diavolo me l’ha fatto fare?”

E non è che poi migliora, anzi. Se il primo giorno sei ancora ben in forze, dal secondo iniziano le vesciche, dolori a muscoli che non pensavi d’avere. Il tuo corpo ti prende quasi in giro: non tutti i giorni hai dolori nello stesso punto… ti svegli ed hai dolori ad un ginocchio, probabilmente per l’ora di pranzo ti farà male un piede ed all’arrivo non sentirai più le spalle. E’ ovvio che è fattibile da tutti: se l’ho fatto io possono farlo tutti. Ma non credete alla novella del “Sì, è lungo… ma è quando arrivi a Santiago…”. Frottole: ho avuto i dolori per il mese successivo al rientro e tuttora, quando meno me l’aspetto, salta fuori la tallonite.

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Il fatto che sia fattibile, non vuol dire che il tuo corpo sia abituato a percorrere 40 km al giorno. E non passerà in secondo piano.

La seconda cosa di cui nessuno ti parla è la perdita di ogni dignità. Per carità, non che tu non abbia modo, mentre cammini, di fare una grande analisi introspettiva e rimettere a posto svariate parti di te, ma il tuo pensiero è comunque fisso sui tuoi piedi. E non ci puoi fare niente: in un contesto normale entreresti mai in un bar ad ordinare tortilla e birra alle 9 la mattina a piedi nudi? In un contesto normale, rivolgeresti mai la parola ad uno sconosciuto, mentre con una mano tieni in mano la suddetta tortilla e con l’altra ti massaggi i piedi con veemenza inaudita?

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La terza cosa che nessuno ti racconta è come il Cammino uccida ogni forma di erotismo e sensualità. Io li vorrei vedere in faccia, uno ad uno, quelli che si sono fidanzati facendo questo Cammino. Devo ammettere che ho anche un amico che, a distanza di due anni, ha una storia con una ragazza di Madrid conosciuta negli ultimi 100 km. Avrei capito si fossero innamorati nei primi 10 km quando sei ancora (forse) fresco di doccia, ma negli ultimi 100 è assolutamente inconcepibile.

Il primo giorno sei pulito, gli indumenti nel tuo zaino sanno di sapone. Il terzo giorno sei troppo stanco per ricordarti se la t-shirt che indossi è quella che hai lavato il giorno precedente o se è quella con cui sei partito. Dal quarto giorno in poi, il tuo primo pensiero all’arrivo è quello di toglierti le scarpe e, se è il giorno in cui pensi di star per morire, senza nessuna esitazione, ficchi il tuo piede sanguinante in mano al tuo compagno di viaggio che, se è misericordioso, con una mano ti asciuga le lacrime, con l’altra ti lava l’estremità puzzolente, ti cura le ferite e ti calma e, lì, insieme all’apparizione della Madonna, vedi il vero miracolo di Santiago perché lo sventurato ha una terza mano per versarti la birra. Ciò che consola alla fine del giorno successivo, che spendi a maledirti per il tuo gesto impulsivo, è che vedrai quell’uomo talmente bello da esser la dimostrazione dell’esistenza di Dio, in mezzo ad un cortile con i calzoni tirati su ed i piedi in una bacinella rosa shocking. Dopo questo momento, deciderai di aspettare di tornare a casa per fidanzarti, fidati.

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Comunque fidatevi anche di chi vi dice che il Cammino di Santiago è stupendo: è vero. E’ stata la cosa più bella che io abbia mai scelto di fare e, se avrete la fortuna di sentire il bisogno di intraprendere questo Cammino, fate lo zaino e partite perché, alla fine, non avrà importanza se non vi siete trovate il fidanzato, se avete perso di dignità, se avete faticato peggio dei muli perché tutto questo può aspettare: il conoscere od il ritrovare se stessi no. Ultreya e buen Camino!

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