Testo e foto di Anna Maspero

@anna maspero

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“A Cuba”: così Danilo Manera, scrittore innamorato di Cuba, aveva con felice intuizione intitolato un suo libro sul paese. Un titolo che, come moto a luogo e stato in luogo, è un invito al viaggio, ma che è anche un vocativo, una dedica appassionata all’Isla Grande.

E “a Cuba” bisogna andarci o tornarci, ora. La famosa frase: “Vai a Cuba prima che cambi” è ancora più vera oggi, dopo che è stata dichiarata la fine dell’embargo.

Cuba è un paese ricco di storia, letteratura, cultura, politica e musica, natura e umanità,con un fantastico patrimonio architettonico avvolto dal sottile fascino della decadenza. Non è terzo mondo, ma si vive come da noi negli anni ‘60 e come si viveva nell’era pre-internet.

Cuba è un mondo fragile e precario e quel passato altrove distrutto dal progresso qui è sgretolato lentamente dal tempo.

Cuba sta cambiando. C’è un visibile brulicare di piccole iniziative a fronte di una lenta liberalizzazione dell’economia (casas particulares, paladares, compravendite di case e auto, utilizzo generalizzato di pesos convertibles, la moneta che era dei turisti…). Ancora poco il traffico, ancora in circolazione le vecchie auto americane e poi camion pieni di gente, trattori, carretti trainati da cavalli. Ma anche i nuovi bus di fabbricazione cinese ad uso quasi esclusivo dei turisti, mentre i cubani aspettano un passaggio sventolando mazzette di pesos.

Cuba sì, Yankees sì. Ma nessuno vuole un paese stile Disney, nessun cubano e nessun viaggiatore innamorato dell’isola. Difficile immaginarne il futuro. Tutti sperano che la vita migliori per i cubani, ma anche che l’anima di Cuba resista, nonostante l’inevitabile cambiamento.

Anna  Maspero www.annamaspero.com

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