Tre amici durante dell’estate del 2010 andarono fino in Mongolia. Partirono in macchina, precisamente con un’ambulanza Piaggio Porter.

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Alberto Pagan, Emanuele De Bonis e Federico Mosso, realizzarono forse la più grande esperienza di viaggio della loro vita. Già da settembre dell’anno prima, si iscrissero all’edizione del 2010 dell’evento automobilistico non competitivo “Mongol Rally- fight to make world less boring”, con l’obiettivo, incredibilmente raggiunto, di arrivare ad Ulaanbaatar, capitale della Mongolia, a bordo di una piccola ambulanza. Lo spirito dell’impresa era semplice ed eccitante. Oltre 450 vetture, di cui la maggior parte utilitarie, battenti bandiere delle più svariate nazionalità, si sono gettate nella polvere della steppa a denti stretti, percorrendo migliaia di chilometri, frontiere lontane, strade orientali per invadere amichevolmente la terra dove quel diavolo in armi di Gengis Khan nacque.

da qualche parte in MongoliaDa qualche parte in Mongolia

Il viaggio ha avuto un duplice scopo. Il primo, senza ipocrisia il più importante, si riferisce alla voglia, sia fisica che mentale, di esplorare, di curiosare ad Est, di assaggiare rotte inconsuete ai più; dove per i più intendo i turisti. Senza dubbio questo aspetto, che è anche un desiderio e personale bisogno, è stato in buona parte soddisfatto. Il secondo è stato più nobile. Il Team Barbera, nome scelto per rappresentare la peculiarità sabauda e goliardica  dell’equipaggio, si è fatto onere di regalare una piccola ma efficiente ambulanza Piaggio Porter al ministero della salute della Repubblica di Mongolia. I ragazzi recuperarono  infatti il mezzo da una onlus di Milano, l’associazione Perigeo. Dopo una donazione di 1.000 euro ottennero  in cambio “il prestito” della vettura, promettendo di donarla se l’impresa fosse stata portata a termine. E così è stato. Nel frattempo è stata raccolta un’altra somma per l’associazione CESVI, che sta realizzando un progetto di sviluppo agricolo in una zona del Tajikistan molto arretrata. L’ impegno benefico è stato quindi triplice.

locandiera siberianaLocandiera siberiana

Da questo viaggio è nato il libro “Il Grande Khan”, edito dal C.I.R.V.I. Centro Interuniversitario per le Ricerche sul Viaggio in Italia. Il testo ha vinto nell’ottobre 2013 il “Premio letterario per la Cultura del Viaggio” organizzato dal C.I.R.V.I. e dalla città di Moncalieri.

Il Grande Khan è un diario di bordo. Tre amici, come cosmonauti alla deriva nello spazio a loro  ignoto, si sono lanciati nella magnifica impresa di raggiungere la terra che fu di Gengis Khan, trasportati da una piccola ma affezionata autoambulanza, poi donata perché sicuri di dare al mezzo nuova gloria.

Da Torino hanno attraversato l’Italia del Nord, la Svizzera, uno spicchio d’Austria, una fetta di Germania, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l’immensità russa, l’infinita steppa kazaka, il misterioso Altaj e la selvaggia terra mongola. 

Mongolia CentraleMongolia Centrale

Il diario di viaggio è strutturato in tre parti, con un intermezzo storico:

 “Europa” racconta la partenza, le prime migliaia di chilometri macinati verso le porte dell’oriente, le città del vecchio continente, l’abbraccio verso est.

“Steppa” narra l’ingresso nell’universo russo e nella galassia kazaka, esplorata da nord verso il sud incandescente, mentre una pioggia notturna di vodka ad alta gradazione accompagnava le scorribande dei tre impavidi.

“Pausa dagli eventi stradali in compagnia di Ungern Khan” è un intervallo storico. In queste pagine si descrivono le affilate e squilibrate gesta del barone Roman von Ungern- Sternberg, ufficiale zarista, cacciatore di bolscevichi, mistico adoratore di riti ancestrali, dittatore di Mongolia nei primi anni ’20 del secolo scorso. Cuore di Tenebra fu tra i monti dell’Altaj, il colonnello Kurtz visse per davvero.

“Dove abitano i figli della luce d’oro” è la parte della grande avventura finale, dove il nostro amatissimo macinino con sirena (guasta) ha affrontato la sfida più grande. Ci siamo gettati in piste simili a mulattiere, tra guadi che sembravano impossibili, oscuri passi di montagna, regioni senza uomini, deserti che parevano di altri pianeti.

“Il Grande Khan” di Federico Mosso, edizioni del C.IR.V.I. collana “Dimension du Voyage”, può essere ordinato dal 19 febbraio in qualsiasi libreria, oppure lo si può acquistare scrivendo a ordini@cirvi.it.

Il Centro Interuniversitario C.I.R.VI., fondato dal Professor Emanuele Kanceff, docente di Storia della Civiltà francese presso la Facoltà di Lettere di Torino è una istituzione senza scopo di lucro svolge e promuove statutariamente ricerche, manifestazioni e pubblicazioni anche per incarico del Ministero per i beni culturali e del CNR, oltreché per varie università italiane ed estere, regioni e istituzioni, sul tema del viaggio come incontro fra differenti tradizioni e mentalità, sulla sua funzione basilare per il progresso umano e sulle irradiazioni che ne derivano nella storia della cultura, del pensiero, delle arti, del turismo.

Federico Mosso Alberto Pagan Lele De BonisFederico Mosso – Alberto Pagan – Lele De Bonis

“Queste pagine raccontano i giorni migliori della mia vita”     

L’autore

L'autoreFederico Mosso, è cresciuto a Revigliasco, borgo incastonato sulle colline di Torino. Lavora per una grande multinazionale di consulenza aziendale. Scrive di storia pieontese sul magazine online “Mole24“. Considera il viaggio come la via più rapidaper crescere d’intelletto, di cultura, di spirito, “un po’ come divorare una porzione di una biblioteca in un sol boccone”. La curiosità mai soddisfatta, sia in gite orientali, sia sui libri di casa, è il motore che lo fa muovere con eccitazione e ammirazione per la scoperta. Federico Mosso da curiosità.