Testo e foto di Irene Loddo

I Mapuche sono una popolazione indigena originaria del Cile centrale e meridionale. Tutt’ora costituiscono il 10% della popolazione cilena ma fanno parte della classe sociale economicamente più povera e tergiversano in una condizione precaria. Il territorio su cui si è sviluppata questa cultura nei secoli va dal fiume Aconcagua alla pampa argentina.

In seguito all’espropriazione delle terre mapuche, avvenuta in modo intensivo all’epoca di Pinochet, migliaia di famiglie indigene sono state costrette a trasferirsi nelle grandi città, perdendo le proprie radici e dimenticando la loro cultura. Negli anni, la resistenza del popolo Mapuche all’oblio a cui la conquista vorrebbe condannarli ha iniziato a dare i suoi frutti, anche se ancora insufficienti a rendere giustizia a questo popolo indomito. Nel 1993 è stata introdotta la legge indigena, Ley Indígena (n. 19.253), che ha promosso la protezione e lo sviluppo delle comunità Mapuhe in Cile. Con questa legge gli indigeni non possono più essere costretti a trasferirsi e lasciare la loro terra anche se in una clausola viene chiaramente esplicitato che “il governo o un’azienda  privata possono avere la facoltà di spostare da un luogo ad un altro persone e famiglie proprietarie di un terreno a patto che alla comunità venga offerto un pezzo di terra uguale in dimensioni e fertilità”. Nonostante siano stati sottoposti negli anni a soprusi, violenze e costrizioni sociali i Mapuche hanno una lunghissima storia culturale e tra le cose che gli antropologi trovano più interessante c’è la loro concezione del mondo e dell’universo. 

Le culture sciamaniche come quella dei Mapuche considerano il Cosmo formato da diversi livelli gerarchici o ordini di realtà in cui la Realtà ordinaria, ovvero mondo percepibile dai sensi,  è il livello più basso. Il mondo visibile è un effetto di svariati livelli di realtà impercettibili ai sensi ordinari: per i Mapuche, il visibile è una manifestazione dell’invisibile, per questo motivo danno molta più importanza all’invisibile (la causa), che al visibile (l’effetto). In questo mondo invisibile agiscono esseri e forze molto importanti, da cui dipende il successo o fallimento di tutte le attività quotidiane. In altre parole, la natura visibile è per questa popolazione come un libro aperto in cui -per coloro che sanno leggere e interpretare – il pensiero diventa chiaro.  Tutto ciò che ci circonda è carico di significato, tutto è un segno, concezione che rimanda incredibilmente al Simbolismo europeo di primo ‘900.

In base ai segni i Mapuche regolano completamente il loro comportamento, cosa che l’ Wingka (= uomo non Mapuche, in particolare gli europei) non è in grado di fare perché il suo orizzonte mentale è circoscritto dallo stretto limite che i suoi sensi segnano; l’uomo occidentale, di conseguenza, si fa beffe di ciò che non capisce, o con un’aria di superiorità, assimila tutto alla semplice superstizione e suggestione.

Compreso quanto sopra, è chiaro che alcuni esseri animati e inanimati nel mondo visibile ricoprono la parte di tramite tra i segni che il cosmo manda e l’essere umano. In particolare sono utili a questo scopo gli animali e specialmente, nella cultura Mapuche, gli uccelli.

Tregl, Treile

La Pavoncella del Cile (in tassonomia Vanellus Chilensis) è un uccello di medie dimensioni, raggiunge al massimo i 35 cm. Ha ali piccole e appuntite, gambe molto lunghe, ha un “taglio di capelli” particolare che rimanda al Pompadour. Si veste con piume di vari colori, sulla pancia porta sempre un panciotto di un bianco candido, in contrasto coi suoi occhi rossi spiritati. Conosciuta tra i Mapuche anche come Keltewe, il suo caratteristico movimento della testa ha dato origine a una famosa danza di corteggiamento indigena (Tregl Purun) ed è considerato il guardiano protettore per eccellenza: di notte, appostato, annuncia se vi sono ladri vicino alle abitazioni. Nel caso in cui si trovasse un suo sperone rosso, presente sulle ali, si avrà buona sorte in amore. Se, durante il giorno, sorvola una casa ed emette il suo stridulo verso significa che si avranno visite, se lo fa di notte è imminente la morte di qualche abitante. 

Ñamku

Il Caracara Cimango (Milvago Chimango) è l’unico uccello capace di nidificare sul Chakai (cespuglio molto spinoso) con lo scopo di proteggere le uova, per questo è ammirato molto dalla popolazione Mapuche. Di abitudini solitarie, si nutre di roditori, insetti e rettili, la sua vista è straordinaria, così come la sua capacità di volare. Di grande importanza nella vita quotidiana dei Mapuche, il suo aiuto è richiesto per avviare qualsiasi attività. Viene invocato nominandolo e colpendo il terreno con il piede destro. Il ‘ñamku ha un atteggiamento fisso e maestoso che invoca il rispetto;  il ritrovamento di una sua piuma è simbolo di buona fortuna. Se ci appare davanti, è positivo; se lo fa con le spalle voltate, negativo. Un ñamku alla nostra sinistra è sfortuna, alla nostra destra, felicità. Fermo a terra, invece che su un albero, significa perdita di animali. Se vola da sinistra a destra è positivo e se lo fa da destra a sinistra significa sciagura.

Rere, Carpenter 

Il Picchio di Magellano (Campephilus Magellanicus) è caratteristico delle foreste native dove, passeggiando, si può sentire il suo picchiettio costante. Ha un piumaggio grigio-bluastro con una caratteristica cresta rossa sulla testa e raggiungere fino a 45 cm di lunghezza. Col becco a forma di scalpello, scava la corteccia degli alberi in cerca di piccoli insetti per nutrirsi e contemporaneamente svolge una funzione importante di rinnovamento biologico all’interno della flora boschiva. Se ci si perde in una foresta e si sente un Rere sulla destra o è d’obbligo fermarsi e, dopo qualche secondo, chiedergli di benedire la direzione che decidiamo di intrapredere.  

Loika

La Sturnella Codalunga (Sturnella Loyca) è un uccello di piccole dimensioni, di colore grigio e con un caratteristico ventre rosso acceso. Cantando, avverte la popolazione che persone nuove faranno visita al villaggio: se canta rivolgendo le spalle a chi ascolta, le persone cha faranno vista portano sciagura, se invece lo fa rivolto verso chi ascolta i visitatori porteranno felicità e prosperità. La leggenda Mapuche afferma che, durante un vecchio gioco tradizionale a cui, oltre ai bambini, partecipavano anche gli uccelli della foresta, la Loika venne ingiustamente ferita portando sventura al popolo e, da quel giorno, per ricordare a tutti il trauma subito, gli si tinse il petto di rosso. 

Traru 

Il Caracara Meridionale (in tassonomia Caracara Plancus) misura circa 60 centimetri, ha un piumaggio marrone scuro alternato a piume nere, gialle e bianche nella parte superiore, come se indossasse un mantello. Le zampe e becco sono molto robusti, come tipico dei rapaci. La sua caratteristica principale è una macchia scura sulla testa, che assomiglia ad un cappello della polizia. È infatti sempre vigile. La sua astuzia e voracità sono riconosciute dal popolo Mapuche che nutre contemporaneamente verso il Tratu un sentimento di ammirazione e paura: attacca spesso piccoli bovini o pecore indebolite, cercando le loro parti più morbide (pancia, collo) per abbatterli.

È imparentato con l’aquila e, come quest’ultima molto ammirato per la sua velocità in volo. È un uccello carnivoro ed è quindi associato dagli indigeni alla guerra e agli eserciti; per questo alcuni dei grandi leader Mapuche portano il suo nome (Lef-Traru). Uno stormo di Caracara Meridionale può indicare che la guerra si avvicina. Quando volano in numero dispari vicino a una casa è segno di  morte certa.