Testo e foto di Giovanna Iorio

Calcata è un piccolo borgo in provincia di Viterbo a quarantacinque chilometri da Roma. Negli anni Sessanta e Settanta ha rappresentato per molti artisti una meravigliosa utopia; è stato, infatti, un “non luogo”, un’ “isola felice” per chi lo scelse come dimora ideale. Qui, in molti, fecero rivivere il sogno di una società egualitaria da cui escludere denaro, convenzioni, proprietà privata.
Calcata è stato “il paese di gioventù” di Dario Bellezza, il rifugio di tante allegre brigate in fuga da una peste lazzarona che avrebbe ucciso, lentamente e inesorabilmente, il sogno e l’utopia.

L’utopia di Calcata ha le sue radici in una scommessa dell’uomo con la Natura. Il paese, infatti, sorge in cima a una rupe emersa da una lunghissima storia geologica influenzata dall’attività di alcuni grandi vulcani.  Nel 1908 un decreto regio dichiarò inagibili molti borghi d’Italia e nel 1935, per effetto del decreto, anche gli abitanti di Calcata si videro costretti a lasciare le loro case.
Il paese, arroccato su questo spettacolare sperone tufaceo nella Valle del Treja, si svuotò. I calcatesi  si stabilirono in nuovi alloggi più sicuri nella valle e l’antico borgo si trasformò in un paese fantasma. Ben presto le case abbandonate cominciarono a esercitare una forza magnetica e misteriosa sui visitatori, la stessa che ancora oggi non si riesce a spiegare.

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Negli anni in cui a Roma si aprivano profonde e dolorose ferite di cemento, le case di Calcata sembravano promettere l’armonia e l’equilibrio che la città negava.
Artisti, scrittori, hippies arrivarono a Calcata da ogni parte del mondo, attratti dalla possibilità di vivere a contatto con la natura, in una specie di Città del Sole distante solo pochi chilometri dalla bellissima e mostruosa Città Eterna.
Prima di questa metamorfosi il paese era noto soprattutto per una strana vicenda: intorno al 1520 un soldato tedesco aveva portato a Calcata la reliquia più imbarazzante della Chiesa, il Santissimo Prepuzio. La sola parte del corpo di  Cristo a non essere mai risorta venne custodita  per molti secoli nella Chiesa di Calcata fino a quando il Papa ne proibì l’adorazione. Nel 1983 la reliquia scomparve misteriosamente e non se ne seppe più nulla.

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Calcata è, per tutte queste ragioni, una straordinaria anomalia: custode di misteriose leggende, paese fantasma, utopia di una generazione di artisti e intellettuali. Forse è stata proprio la forza di questa anomalia a non far crollare le case che, a dispetto di ogni decreto, non hanno mai smesso di essere vive.

Oggi a Calcata risiedono circa mille abitanti. Soprattutto nei fine settimana il paese si riempie di visitatori che si aggirano nei vicoli con occhi avidi: tentano di afferrare il segreto delle antiche pietre. Ma a volte restano delusi.  Il fascino di Calcata sta svanendo. Alla fine degli anni Ottanta il paese venne dichiarato nuovamente agibile e oggi gli artisti che vivono a Calcata apprezzano la proprietà privata e non disdegnano il denaro. Inoltre quasi nessuno ama parlare del Santissimo Prepuzio, soprattutto prima di pranzo. Quasi ogni casa del paese ospita un ristorante, una bottega, un negozio di souvenir e le piccole curiosità da bazar non mancano. Tutto è molto piacevole ma forse non autentico come un tempo.

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Però a Calcata esiste ancora un posto pieno di meraviglia. Non si trova nel centro abitato ma nel cuore della Valle del Treja, a un paio di chilometri dal paese, in quel bosco misterioso che custodisce ancora tanti segreti inesplorati. In questa valle alcuni artisti rimasti a Calcata coltivano il sogno e l’utopia.
Il posto di cui parlo si chiama Opera Bosco ed è un Museo di Arte e Natura, un itinerario di arte contemporanea all’a­perto, tra gli alberi. Le opere d’arte esposte sono di pietra, legno, perfino acqua. Con il passare delle stagioni si trasformano, mutano perché queste opere sono vive. Fioriscono. Muoiono. Rinascono.

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Per arrivare a Opera Bosco si lascia la macchina davanti al piccolo Cimitero di Calcata e a piedi si percorre un sentiero tra ulivi e campi. Presto ci si trova davanti al sorriso accogliente dell’artista belga Anne Demijttenaere. E’ lei ad aver concepito Opera Bosco. Il Museo di Arte nella Natura è un’utopia, un οὐ  τόπος  che Anne ha immaginato e creato con estrema attenzione al paesaggio. Si tratta di un vero e proprio percorso della meraviglia durante il quale Arte e Natura vivono in simbiosi. L’armonia, che nel centro storico di Calcata si fa sempre più invisibile, qui diventa addirittura tangibile. Ha i capelli rossi Anne Demijttenaere e sembra accendersi come una piccola fiamma tutte le volte che descrive, una ad una, le opere di Opera Bosco: illustra le caratteristiche dei materiali, parla degli artisti venuti da tutto il mondo, ricorda i momenti della realizzazione, mostra i segni delle stagioni sulle opere del Museo di Arte nella Natura. E mentre lei ci parla, tra le querce, sulle rocce, si scorgono grandi occhi, volti misteriosi che scrutano e ascoltano.

Ad un certo punto mi fermo davanti a un’opera semplicissima. Anne lo chiama il “distributore di ramoscelli” e dice che l’opera è stata realizzata con il materiale trovato in un canna fumaria. Era il nido di un uccello ma ora, in mezzo al bosco, gli stessi rami sono tenuti insieme in una sorta di cesto. Eppure, dice Anne, sono liberi di volare via lontano nel becco del prossimo uccello. Nessuno li fermerebbe. Dopo lunghi viaggi tra le nuvole quei rametti sono una splendida metafora di quello che è l’arte e forse la vita: aspettare le ali.

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E allora immagino che forse anche Calcata, se potesse, volerebbe via, una pietra alla volta, un sogno alla volta, nel cuore di un uomo libero, per tornare a essere quel paese selvatico che un tempo ha attratto artisti da ogni parte del mondo.  In fondo il tempo passa anche per le utopie ma Calcata resta l’antica testimone di un’inarrestabile metamorfosi a cui l’Uomo e la Natura non possono sottrarsi.

Calcata

(…) Calcata musica di arpa e mandolini
immortalata per macchie terrestri
in macchia maculata turrita città
di paese selvatico, beffa di artisti
negativi per un’arte negativa, anni
Sessanta e poi Settanta fino alla Fine
dell’infezione, della peste lazzarona,
Apocalissi, Spergiuro, – vorace abbandono
dei Corpi.
Ognuno di noi, Calcata, spento o cielo
è chiamato: Bivio infernale, devi scegliere!
o è scelto? Devi scegliere! (…)

(da Tutte le poesie, Dario Bellezza, Mondadori 2015)

Per informazione, ogni domenica di novembre visite guidate alle opere.
La prossima visita domenica 22 novembre alle ore 11.30
Località Colle, snc – Calcata (Vt)
. Visita guidata alle opere e presentazione della
scultura rupestre “Zenobia” dedicata alla memoria
dello storico curatore siriano di Palmira, Khaled el Asaad.
Aperitivo con gli artisti

Info
Opera Bosco
Museo di Arte nella Natura
Località Colle snc
01030 Calcata (Vt)
Tel. 0761 588048 – 3282769123
www.terraterravenezia.org