Testo e foto di Monica Mietitore

Chinguetti ci accoglie in una nuvola di polvere e sabbia. E’ l’Harmattan, il vento del Sahara.
Settima città santa dell’islam, fu una delle più belle tra le antiche città carovaniere del Sahara e per secoli fu capitale religiosa e intellettuale della Mauritania.  Negli anni del suo massimo splendore contava 24 biblioteche che custodivano migliaia di manoscritti in arabo, opera di teologi, letterati, giuristi, filosofi, poeti, matematici e scienziati.

Biblioteca Ahel Hamoni.

Sulla strada  un’ insegna dipinta sul legno indica l’ingresso a questa importante biblioteca privata. Un edificio di quattordici stanze, con annesso un museo molto ricco, dove sono custoditi circa quattrocentocinquanta manoscritti.
Il locale dove veniamo accolti è buio e la vista si abitua lentamente. Copertine consumate e pagine deteriorate dal tempo e dall’uso. Odore di polvere penetra e prude nelle narici.
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Biblioteca Fondazione Habott.

La Biblioteca più ricca di Chinguetti è quella intitolata al suo fondatore, Sid Mohamed Habott, esponente di una antica famiglia di eruditi e mercanti.  Conserva oggi oltre mille manoscritti datati tra  l’XI e il XVIII secolo, tra testi di algebra, astronomia, matematica, grammatica araba, medicina, poesia, geografia, medicina e tutto il sapere umano.

Pagine decorate con magnifiche miniature. Rosso oro nero blu indaco. Storia e conoscenza che si tramandata di generazione in generazione.

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