Testo e foto di Marco Turini.
Dracula nel linguaggio Valacco significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio, azioni crudeli o abilità (William Wilkinson, 1812).
La figura di Dracula è sempre stato piuttosto controversa sia nella storia che nella leggenda. Nella storia ufficiale rumena Vlad III, l’ “Impalatore” era uno personaggio storico di rilievo, principe guerriero “crociato” contro l’ondata di invasioni turche nella metà del ‘400. Un “eroe” nazionale secondo la tradizione, un “vampiro” ed un sadico secondo la leggenda. Bram Stoker, che nel 1820 aveva 43 anni e faceva l’impiegato contabile in Irlanda, si ispirò liberamente a questa figura storica quando scrisse il suo più celebre romanzo (Dracula), anche se non avrebbe mai immaginato di ottenere così tanto successo con il suo racconto.
La figura del vampiro affonda le sue radici da alcune leggende slave sugli opyr (letteralmente, pipistrelli) e gli strigoi (o strigoe al femminile) esseri malvagi che risuscitavano dopo la morte per perseguitare i vivi. La leggenda dei vampiri risalgono alla fine del XVII secolo e si “manifestavano” quasi sempre in concomitanza di grandi pestilenze e carestie. La Romania fornisce (Dracula a parte) la più ampia casistica di “vampirisimo” in tutta l’Europa Centrale e Sud-orientale. Tuttavia la maggior parte di questi fenomeni è da attribuire a credenze popolari per spiegare appunto sintomi che in ambito medico sono da imputare ad una persistente malnutrizione e condizioni igieniche molto scarse. Insomma il vampirismo è sempre stato (guarda caso) una malattia dei “poveri”. E a poco è servito disseppellire i propri congiunti che constatare lo stato di putrefazione o per liberarli dagli influssi maligni con improbabili (quanto cruenti) rituali. Il “vampiro” ha dato seguito ad una copiosa letteratura, ispirando le generazioni successive con migliaia di riadattamenti ed interpretazioni di leggende popolari. Non potevamo viaggiare in Romania senza toccare alcune delle tappe legate alla figura di Vlad III, l’Impalatore, principe di Valacchia ed abile condottiero contro gli Ottomani.
Sulle tracce di Dracula, abbiamo tuttavia scoperto un paese affascinante caratterizzato da grandi contrasti. Una città come Bucarest sede di grandi compagnie internazionali, (nominata recentemente anche capitale europea del divertimento) sovrasta una campagna “congelata” in un passato non troppo recente. Un’economia immobile animata solamente dagli sforzi di piccoli produttori locali che ricavano il proprio vivere dall’allevamento e agricoltura. Una Romania in cui confluiscono capitali ed investimenti stranieri ma che tuttavia rimane incapace di modernizzarsi nei suoi territori interni dove la popolazione vive ancora con mezzi di sussistenza inadeguati. Ho visto una grande forza e dignità in questo popolo, che vive di un emorragia costante di giovani braccia che emigrano all’estero in cerca di un futuro migliore. Lo stipendio medio anche nella capitale Bucarest può arrivare in media ai 400 euro. Anche se la vita stessa è comunque un costo molto inferiore rispetto a standard più occidentali, gli incentivi di una vita più “facile” spingono migliaia di Rumeni a lasciare la propria Terra dove la disoccupazione può arrivare fino al 60%.
Una regione con un passato molto importante, dove un mosaico di popolazioni tuttora convive in un vasto territorio. A fianco dei Romeni (85%) si registrano importanti minoranze come gi Ungheresi, seguiti da Rom e Tedeschi. Vi regaliamo alcune fotografie che non possono certo dare una “carta identità” del luogo ma potranno magari darvi il desiderio di visitarlo. Noi lo rifaremo senza ombra di dubbio. Anche se probabilmente non vedrete mai “Dracula” non potrete che rimanere “vittime” di un paesaggio naturale ed umano straordinario.