Articolo e foto di Francesca Giommi con introduzione di Luisa Fazzini

Ho chiesto l’articolo a una cara amica, dottore di Ricerca in Letterature postcoloniali, africane e di migrazione. Le ho chiesto come guardare un continente di cui parliamo molto, in cui viaggiamo, ma che troppo spesso interpretiamo da una posizione storica preconcetta. Poi entriamo in classe, apriamo il libro di geografia e adagiamo la nostra visione sulle forme di una geografia ricca di toponimi e povera di anima. Gliel’ho chiesto dopo aver letto un suo saggio agile e profondo che mi ha folgorata, aprendomi nuovi orizzonti: Affondare le radici senza scrollare via la terra, Chimamanda Ngozi Adichie e il continente-mondo, Aras Edizioni 2023. Le ho detto: “Scrivimi le idee cardine. Solo quelle. Perchè va letto”. Ed ecco la voce di Francesca.

“Raccontare un’unica storia crea stereotipi. E il problema degli stereotipi non è tanto che sono falsi ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia”. Così Chimamanda Ngozi Adichie mette in guardia dal pericolo delle narrazioni e cartografie dominanti che impongono uno sguardo univoco sul mondo, quello coloniale eurocentrico imposto dall’alto, troppo spesso nostra unica e inconsapevole chiave di lettura. Così ci invita ad ascoltare una pluralità di voci e storie che ridisegnino geografie nuove, propongano una visione allargata del pianeta e un approccio all’Altro e all’Altrove aperto e rispettoso, informato e critico ma scevro da pregiudizi e limitazioni.

L’Altrove in cui ci porta Chimamanda nelle sue opere (analizzate nel saggio in connessione alla grande narrativa africana anglofona, di cui mi occupo come ricercatrice da oltre venti anni) è la Nigeria delle sue origini, e con essa tutto un continente, così negletti e travisati dalla storia e geografia “ufficiali”. Da queste pagine affiora un’Africa inedita, con l’esuberanza della sua natura da esplorare, delle sue genti e tradizioni da scoprire, di una storia e culture millenarie da conoscere e rivalutare, alla ricerca di un genius loci originale e autentico che destabilizzi positivamente il lettore occidentale e gli faccia rimettere in discussione il proprio sguardo miope nel considerarsi sempre e comunque al centro del mondo.

Leggere, viaggiare, incontrare, ascoltare e fissare pensieri e percezioni di diversità è quello che da sempre faccio, per passione e per professione, e che poi cerco di trasmettere anche nelle mie narrazioni di viaggio (a oggi: Il tesoro degli ashanti. Viaggio in Ghana e La figlia del Maharaja. Viaggio in India). Le protagoniste dei miei viaggi e racconti calcano sentieri nuovi e in gran parte inesplorati (in Africa soprattutto) lasciandosi travolgere con tutti i cinque sensi e sperimentando una geografia emozionale fatta di sapori, odori, colori e suoni per lo più sconosciuti. Incontrano l’Altro da sé con grande rispetto e amore per l’umanità nella sua varietà e ricchezza, con sguardo curioso ed empatico, con il gusto della scoperta e mantenendo vivo lo stupore della prima volta, con la consapevolezza che se le radici ci legano saldamente a terra e ci dicono da dove veniamo, sono i rami che ci spingono verso l’alt(r)o e ci offrono la libertà di spaziare, imparare e crescere.