testo e foto di Pasquale Doria

“Come funziona! Che meraviglia…, non è difficile. Questa è indistruttibile. E’ fatta di una lega incredibile, ghisa fusa a svariati tipi di metalli”.

Gli occhi di Egidio Basile si fanno lucidi. L’iniziale del suo cognome, la lettera “B”, con quella dei soci Tommaso Madio e Vincenzo Giannatelli, ha dato vita alla “Bmg”, sicuramente una delle più grandi imprese tipografiche di Matera e di tutto il Mezzogiorno, soprattutto per la qualità del lavoro svolto a favore della diffusione della cultura della città dei Sassi.

17098097_1833774073550411_3078832552705336054_o“Una signora macchina – riprende Egidio – non ho idea dell’anno preciso di costruzione, ma viene da Lipsia, Germania. Prima di arrivare a Matera, intatta, così come la vedi, forse era in esercizio già dall’inizio del secolo scorso. Osserva bene, non è ancora un vero e proprio prodotto industriale, si vede che c’è molto lavoro artigianale, si notano le rifiniture a mano. La costruiva già dal 1890 la ditta Dietz & Listing, di Leipzig, come indica la targa ben in vista. E’ una macchina a volano. L’uso è esclusivamente manuale e la luce di taglio supera i 58 centimetri. Insomma, tecnicamente stiamo parlando di un tagliacarte manuale a ghigliottina del peso di circa 450 chili, ma che si manovra come una piuma. Guarda, guarda come fila…. il volano, che velocità! Eppure, non la toccavo da tempo. Non c’è niente da fare, di queste non ne fanno più, da nessuna parte al mondo. Roba da museo”. E’ vero, una uguale è conservata nella Collezione del Museo della Stampa e della Stampa d’Arte a Lodi,  intitolato a Andrea Schiavi.

“Ma la prossima volta ti faccio vedere in azione un paio di torchi. Uno è un pezzo unico”. Lo dice mentre il mio occhio cade su una cassettiera zeppa di caratteri in legno e piombo. “Tutte queste cose andavano insieme – riprende – ne avevamo tante ed erano le vere compagne dei torchi e delle presse in ghisa”. Alcune sono sopravvissute, produzioni ottocentesche, ancora in circolazione i preziosi e rarissimi esemplari di torchio tipografico.

Ma forse le narrazioni di Basile non sono da meno, perché è uno degli ultimi testimoni in città della stampa tipografica di un tempo. Non si discute il valore di simili “reperti,” ma sentire i racconti direttamente dalla voce di un tecnico/artigiano, non ha prezzo, ha un valore storico altrettanto grande. I protagonisti di queste vicende, in fondo, sono solo macchine, pezzi di metallo, più raramente di legno, eppure, con le persone giuste riescono a restituire un’emozione dalle radici lunghissime, che arrivano fino a Gutenberg… l’altra sera ho avvertito nettamente la sua presenza, si aggirava orgoglioso dalle parti della zona Paip e aveva l’accento marcatamente materano.

Grazie Egidio.

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