Testo e foto di Isabella Mancini

A luglio la campagna toscana si asciuga. Il pagliericcio abbandonato nei campi dopo la mietitura lascia la terra dorata. Un covone di fieno, un quercino verde scuro, l’odore delle erbe selvatiche e il saltare dei mille insetti che popolano i prati. All’ombra di questa pieve antica tre filari di lavanda: il Giardino della Bellezza. E quanta bellezza c’è, davvero, in questi pochi metri di terra, sotto al poggio di un Castello di cui oggi rimangono le mura e poco più. L’aria profuma e farfalle di mille forme volano tra i fiori. Qui i viandanti, da sempre, hanno trovato rifugio. Qui le sedimentazioni della storia parlano di un tempio etrusco, un’ara pagana, una chiesa romana e poi poi l’attuale pieve (1152). Qui il tempo non è un giogo ma una risorsa con cui curare lo spirito. Sono le persone che rendono i posti belli ma alcuni luoghi hanno un potere profondo di lenire il frastuono di una vita che risponde alle esigenze di mercato e poco a quelle dell’anima.