Testo di Giovanna Checchi, foto a cura di Deep Blue Studio

Il taccuino di viaggio è un elemento essenziale per fermare impressioni e sensazioni quando siamo alla scoperta dell’altrove. Giovanna Checchi ci racconta l’esperienza artistica di Grazia Tomberli.

“Spesso matura in campagna. Faccio lunghissime passeggiate. A poco a poco l’idea arriva. Quando comincio a veder vivere uno spazio, cerco anche di conquistarlo, di aggiungere spazio a spazio. La natura è la mia fonte di ispirazione.”

Giovanni Michelucci

Grazia Tomberli è cresciuta nell’ambiente artistico fiorentino e ormai, da anni, è conosciuta per i suoi dipinti che spaziano dal tema floreale ai ritratti. Figlia d’arte, si è affermata nei decenni a cominciare dal 1966 quando ha debuttato con la sua prima mostra personale. Mirabile il suo uso del colore: bellissimi ed evocativi i suoi quadri ad olio su tela e i suoi acquerelli riproducenti sia ore del giorno (Luce del tramonto e Luce del giorno, del 2008) sia il cambiamento del panorama nelle diverse stagioni (Primavera in arrivo, del 2008, Estate a Fiesole e Malinconia d’autunno del 2007). Il paesaggio fiorentino ritorna molto spesso nei suoi lavori che riescono a cogliere la pace ma addirittura il genius locidella nostra amata città fino a trasmettere la profondità spirituale che la sua armonia suggerisce ed evoca (La città è una preghiera, del 2008).

Altrettanto intensi e per alcuni aspetti magici i suoi lavori in bianco e nero, sia a china che a carboncino. Tra i soggetti omaggiati troviamo personaggi celebri dei quali coglie l’anima. Mi piace ricordare i ritratti in bianco e nero eseguiti tra il 2003 e il 2015 ritraenti Mario Luzi, Giovanni Michelucci, Margherita Hack, Piero Bargellini, Leonardo Savioli, Pierluigi Spadolini; quello a sanguigna raffigurante Silvio Loffredo, del 1982, quelli in olio su tela di Piero Bigongiari, del 1996, Alberto Caramella, del 2001, e Fosco Maraini, del 2003, e quello in acquerello su carta di Zubin Metha, del 2006.  

Ma non dobbiamo trascurare le suggestioni che Grazia ha provato e restituito nelle sue opere durante i numerosi viaggi intrapresi più che altro dagli anni Ottanta. Infatti Grazia condivide con il marito Paolo l’amore per l’avventura e per l’immersione totale negli ambienti visitati. In camper hanno viaggiato in tutta Europa e adesso sono in partenza per il Portogallo. La pittrice fiorentina non si è limitata a schizzare sensazioni ed emozioni geografiche su singoli fogli, come avrebbe fatto chiunque e come lei ha fatto già negli anni Settanta immortalando Vienna, Chiesa barocca (Flo-Master su carta, 1975) o negli anni Ottanta (Londra, High Park, 1982), ma ha proseguito nella sua ricerca cercando soggetti paesaggistici più geometrici come è ben visibile in Atlantic Ocean Road (carboncino, 2018) e in Norvegia, Passo dei Trolls (inchiostro di china, 2018).

Veramente originale è stato girare due video, grazie a Deep Blue Studio che ha curato sia le riprese che il montaggio, che ritraggono le mani di Grazia mentre sfoglia due lavori a lei particolarmente cari: il reportage, su taccuino a forma di N, sulla Norvegia e l’articolato lavoro, su fogli rotondi in cui prevalgono l’oro e il blu, su Praga e Kafka. Questi due video sono stati proiettati nella recente mostra dal titolo “Lessico familiare”, in cui i suoi lavori dialogavano, nell’enorme Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di via Ricasoli, accanto ai dipinti di suo padre Sergio e alle straordinarie fotografie in bianco e nero scattate da sua figlia Benedetta Gori.

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