Testo e foto di Isabella Mancini

Quando penso ai ragazzi della via Pal li rivedo nella mia memoria di bambina come se fossero immagini di ricordi reali. E’ stata mia madre a farmi tornare in mente che la loro storia era ambientata a Budapest ed allora perché non andare in caccia delle loro tracce?
La città li ha ricordati con un monumento realizzato da in occasione del centenario della pubblicazione. Giocano a biglie in un angolo della strada, Prater Utca. Non riuscivo a trovarli ed ho chiesto ad una giovane mamma vicino a un parco giochi per bambini. C’è voluto un po’ per capirsi ma poi mi ha dato l’indicazione giusta. Il quartiere è un cantiere a cielo aperto. Palazzi abbattuti, altri in costruzione. A metà della via un’area verde che porta il nome dell’autore del libro, Molnar Ferencz. Mi è venuta voglia di riprendere in mano quel libro. Grazie Budapest.

La scultura rappresenta uno dei momenti salienti della lotta tra le due bande … i fratelli Pasztor sono immortalati lì con la loro aria da bulli mentre gli altri sono alle prese con le biglie …

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“…Dunque, subito dopo pranzo siamo andati al Museo, Weisz, Richter, io, Kolnay e Barabàs. Prima volevamo giocare a palla, in via Esterhàzy, ma la palla apparteneva a quelli della scuola reale che non hanno voluto prestarcela. Allora Barabàs ha detto: “Andiamo al museo, lì potremmo giocare a palline, sotto il muro, nel giardino.” Siamo andati e abbiamo cominciato a giocare. Il gioco lo conoscete. Ognuno tira una pallina, e se riesce a colpire una di quelle che sono a terra, allora tutte le palline sono sue. Avevamo già fatto diversi tiri e c’erano una quindicina di palline sotto il muro, comprese due belle grosse, di vetro, quando d’improvviso Richter grida: “Siamo nei guai, stanno arrivando i Pasztor!” Venivano avanti a testa bassa, le mani in tasca e un’aria così minacciosa che ci siamo spaventati moltissimo. Poco contava che fossimo in cinque, perché quei due sono così forti che potrebbero tener testa a dieci ragazzi come noi. E poi, non si può neanche dire che fossimo in cinque…

– Perché? – chiese Csele.
– Be’, lo sapete, non appena c’è qualche pericolo in vista, Kolnay se la squaglia subito, e con lui Barabàs. E, probabilmente, questa volta avrei seguito anche io il loro esempio. Così, ne sarebbero rimasti due. (…) Allora dico a Kolnay: ” Ho proprio paura che vogliano prendersele”. E Weisz, che è il più sveglio di tutti, subito aggiunge: “Se continuano a venire, è segno che vogliono fare un bel sequestro. Io, invece, speravo che non succedesse niente perché dai Pasztor abbiamo sempre girato al largo. E le mie speranze sono cresciute quando loro si sono limitati a guardarci giocare. Poi Kolnay mi sussurra in un orecchio: “Lasciamo perdere, Nemecsek, andiamocene.” E io ribatto: “Eh, no, troppo comoda, dopo che sei stato tu a tirare senza prendere niente! Ora tocca a me: se vinco, ce ne andiamo…”

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