Testo e foto di Piero Monti

Anni passati a pensare a questa terra antica. Rinunciato ad un primo viaggio a causa di disordini, poi altri eventi mi hanno distratto e sono passati gli anni. Meglio così, tutti gli eventi per divenire reali hanno bisogno di molte variabili: tempo, temperatura ,calore ed è così anche per i viaggi, camminare per il mondo. Grande meraviglia e cose non previste anche quando si parte con una programmazione ed una preventiva informazione, che, per quanto abbondanti e di buona qualità, mai potranno darti quello che vivrai.

Il primo impatto con Teheran. Solo 2-3 giorni, ovviamente pochi per una città così grande e – scoperto successivamente – ricca di contatti , cultura. Ad arricchire questa prima sensazione è subentrato il desiderio delle persone, per lo più giovani, di salutarci, parlare con noi. Contatti stupendi ed inaspettati, carichi tutti di una empatia delicata da fare invidia a noi italiani. Incontriamo una popolazione verso la quale ho sentito e sento molta affinità. Veniamo fermati spesso per strada con timidezza e delicatezza ma c’è una gran voglia di conoscere, parlare, sapere.

Un paese di ottima e inaspettata cultura che, anche per questo motivo, si scontra con le chiusure del potere. Solo un cenno alla Casa degli Artisti: occupa buona parte del parco Kaneh Honarmandan ed è aperta tutti i giorni, con le sue 8 gallerie di mostre temporanee. Osserviamo con piacere le opere, chiedendoci come possa convivere l’arte circondata da restrizioni, ho fiducia e speranza che l’arte riesca a superare ostacoli.

Come spesso capita nelle teocrazie anche l’intimità viene compressa, è “permessa” e vissuta nel segreto delle abitazioni. Ma qui nel parco, la discreta intimità affettuosa dei ragazzi riempie di piacere. Arriviamo con la Metro al Taleghani forest park e Teheran book garden, una delle librerie più grandi e belle del mondo che però non può ospitare libri da tutto il mondo.

Inaspettata anche la quantità di uomini e donne con bende e cerotti sul naso: non sopportavano di avere un naso troppo evidente, da qui l’intervento di “bellezza”, il ritocco.

Mi meraviglio, le informazioni che avevo mi sono sembrate parziali. Vero che la gestione del paese da parte di una teocrazia ne limita le potenzialità, quanto meno culturali eppure c’è un desiderio, una volontà di democrazia e cultura che viene da questa società evoluta che difficilmente potrà essere placato. Ho trovato un paese carico di mille energie, come uno scrigno da aprire che potrà ancora riservare belle emozioni. , speriamo che gli eventi futuri possano almeno pacificamente allargare questo imbuto ed abbassare la tensione.

Lasciato Teheran è soprattutto il Sud-Est del paese che mi riporta nella storia della Persia. Passo dopo passo mi rendo conto della mia profonda ignoranza, là sono vissuti i nostri antenati, i padri dei greci e i nostri nonni.

Penso a me stesso ma anche alla nostra scuola, almeno in quella che ho frequentato io esistevano prevalentemente: etruschi, romani, greci ed egiziani, i persiani erano quelli sconfitti dai greci. Eppure sono i ricordi di scuola a riportarmi alla memoria frammenti del culto di Mitra nella Roma antica, liquidato come una religione pagana molto oscura. Cerco in rete, a Ostia Antica ci sono 18 mitrei, spesso collocati nel sottosuolo. Tuttora a Roma, sotto la chiesa di S. Clemente, in Via S. Giovanni in Laterano, non lontano dal Colosseo, eretta sulle rovine di costruzioni romane, a due piani sotto la chiesa, l’altare del Mitreo.

La parte Sud della Persia, sveglia in me il desiderio di conoscere la storia di questo grande paese, situato punto strategico, messo li quai a far da cuscinetto fra quei continenti attraversati dalla Via della Seta: tra regioni dell’Asia, Cina, Medio Oriente, Europa (vedi Venezia) e Africa. In epoca storica le vie mercantili in queste regioni si sviluppavano prevalentemente lungo vie carovaniere, in primis la Via della Seta, percorsa da cammelli, asini, cavalli, donne, uomini.

Una via pericolosa da percorrere, lungo la quale sorgono i caravanserragli fortificati offrivano protezione e una sosta al riparo da atti di brigantaggio. Il caravanserraglio, tipico della cultura persiana, è costituito in genere da un muro protettivo che racchiude al suo interno un cortile circondato da portici liberi e stanze. Lungo la via della seta persiana ce ne sono alcune centinaia, uno ogni 30/40 km, cioè la distanza media giornaliera che percorre un cammello carico di spezie, tessuti, pietre preziose, monili e metalli pregiati, tappeti. Durante le soste si scambiavano informazioni di ogni tipo e i caravanserragli furono di fatto luogo di scambi culturali e diffusione di idee.

Molte di queste strutture esistono anche ora, alcune anche restaurate in moderne strutture ricettive. Interessante sarebbe un itinerario che ne ricalchi la geografia, arricchito di memorie storiche