di Luisa Fazzini

Non la conoscevo. “Guardala e dimmi che cosa ne pensi” mi ha scritto un anno fa Paolo Ciampi.
Erodoto 108, pagina dopo pagina, mi ha delineato un orizzonte. Quello in cui vedi una tappa del viaggio che stai facendo. Mi sono detta “Sì, ci siamo. É il punto di congiunzione tra la geografia dei luoghi e la geografia dell’anima. E mi serve”.

Mi serve come formatore, quando cerco di raccontare ai miei colleghi il percorso da letterata a geografa o meglio a ibrido di indefinita natura disciplinare ancora alla ricerca di un’identità.
Questa mescolanza mi affascina, la vivo come una ricchezza di esperienze non incasellate che mi apre sempre nuove porte sull’anima e sul mondo. Amo moltissimo questo viaggio personale e professionale. Per questo mi piace incontrare i colleghi e scambiare opinioni sul punto d’origine e sull’evoluzione delle mie proposte didattiche. Assolutamente ibride. Assolutamente soggettive. Assolutamente di contatto tra il dentro e il fuori. Con sentire personale al centro.

Mi piace raccontare. E così ho chiesto a Paolo di concedermi uno spazio virtuale in cui aprire un dialogo, riassumendo le tappe che mi hanno condotto alla stazione attuale attraverso le riflessioni attorno a tre autori di Erodoto108: Andrea Semplici, il non direttore, Tito Barbini, che mi ha rivelato la scrittura della geografia interiore, e Paolo stesso, un eccezionale divulgatore geografico per i banchi di scuola, forse a sua insaputa.

Ho fissato una partenza della narrazione, che in realtà è il mio punto di arrivo presente, perché a volte ti rendi conto quando solo arrivi che è stata quella necessità di meta che ti ha spinto a lasciare i luoghi abituali. Ho tracciato un percorso, in cui le scelte di vita private hanno influenzato qu elle professionali. E ho fissato ora una sosta non statica. Non statica. Altrimenti non sarei io.

Dunque la mia storia, perché appunto i pensieri non sono quelli di una docente, ma di una persona che ha intuito la sua strada di senso e l’ha travasata nelle azioni lavorative così come nelle svolte della vita, si articola in tre punti: “La rivoluzione perduta dei poeti” di Andrea Semplici per la centralità della parola poetica nella percezione personale dello spazio; “Le parole in viaggio” di Tito Barbini e di Paolo Ciampi nell’incontro con l’Altro e l’Altrove; le “lezioni” di geografia da libri di autori di Erodoto108 e da articoli della rivista. E spero che altri condividano il mio input tra letteratura di viaggio e didattica geografica e che contribuiscano a questa ricerca. Mi piacerebbe uno spazio virtuale di Erodoto 108 in cui una comunità di docenti approfondisce spunti di lavoro, proponendo modelli da applicare in classe.

Dalla stazione di osservazione in cui sono oggi, nelle pagine di Erodoto 108 ho trovato tutto questo. Per questo dico che la rivista mi serve. Perché di una mappa, magari ancora da tracciare, ne hai sempre bisogno in un viaggio. Magari la disegnerai alla fine, ma è splendido girarsi all’indietro e riconoscere il percorso di una vita di cui hai meditato i passi.

Luisa Fazzini  è referente per la scuola secondaria di I grado di AIIG Veneto (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia) . Con Erodoto108 ha iniziato un progetto sulla Geografia come viaggio