Testo e foto di Valeria Cipolat
Pordenone-Mestre in treno. Più bicicletta. Una donna ha una valigia pesante: sta forse andando incontro a un’altra vita. Un’altra già pregusta quattro giorni di vacanza, pedalando sulle strade del lago di Garda. Storie minime di pendolare temporanea.
Stamattina il vagone delle bici, sul treno per Mestre che prendo ormai da tre settimane, si trova al centro del convoglio. Di solito è in testa al treno e quindi mi ero piazzata avanti.
Quando il treno si ferma, bestemmio mentalmente per l’inaspettata disposizione, salto in sella e percorro a ritroso il binario fino a localizzarlo. Un’altra donna, con e-bike rosso fuoco mi segue e, insieme, entriamo nella carrozza che può ospitare fino a una decina di velocipedi, posti in verticale. Io, non ci penso proprio di appendere il mio in quel modo, tantomeno la signora-dalla-bici-rossa. Oggi non siamo in molti a viaggiare con il mezzo a due ruote: c’è comunque posto per tutti. Agganciamo le biciclette e prendiamo posto sui due sedili adiacenti.
Partiamo. Nella carrozza vi sono solo sei posti a sedere, disposti alle due estremità e oltre a noi ci sono anche altre persone, che sperano di trovare un posto libero. Mi colpisce subito la donna dal bagaglio pesante, seduta di fronte a noi. Jeans chiari, camicia bianca e occhiali da sole. Si tiene stretta una grande borsa nera.
Il mio telefono squilla: l’amica che avevo chiamato pochi minuti prima, mi ha richiamato. Ci scambiamo un paio di frasi per accordarci; a quest’ora deve già cominciare a lavorare. Ripongo il mio cellulare nella borsa e mi guardo intorno.

Osservo la signora che mi siede accanto. Due occhi azzurri-cielo spiccano su un viso abbronzato. Il taglio corto e la tinta senz’ombra di grigio rivela un carattere che predilige la praticità, mantenendo un’eleganza sobria, priva di fronzoli. Anche la borsa posta sul cestino quadrato posteriore, accoglie un bagaglio piuttosto leggero.
Penso che ormai la gente non si parla più. Tutti hanno “altro” da fare. Il tragitto dura un’ora, mi sento in dovere di rompere il ghiaccio.
“Dove va di bello?” le chiedo più per cortesia, che per reale curiosità.
“Sul lago di Garda” mi risponde subito. “io e la mia amica faremo il giro del lago. Quattro giorni, compreso questo.”
“Bellissimo!” rispondo entusiasta. “Avete già prenotato i posti dove starete?” Mi risponde di sì, sono solo 3 notti, scelti sul perimetro del lago.
“Ma ce la prendiamo comoda, con calma”, ci tiene a precisare.


Mentre stiamo ripartendo dalla stazione di Treviso, la luce del sole colpisce la donna con la valigia in un modo speciale. E’ quasi una danza sul suo visto. Lei guarda all’esterno, come se cercasse qualche risposta sui campi che cominciano a scorrere là fuori. O forse non sta neanche scrutando il paesaggio. Nonostante il sole debole ho notato che per tutta la durata del viaggio non si è mai tolta gli occhiali da sole. Immagino una fuga da una storia ormai conclusa, una porta sbattuta, un paio di chiavi lasciate sul tavolo…
Sulla carrozza fa un po’ freddo; la mia vicina indossa una giacca a vento leggera, ma si lamenta che nei treni in estate non ci sia mai una temperatura adeguata.
“O fa troppo caldo, o è troppo freddo”. Confermo in pieno il commento.
M’informo sull’autonomia del suo mezzo. Mi dice che può fare anche 120 km, dipende da come si dosa la carica.
Ci alziamo per prepararci alla discesa. Sganciamo le bici e camminiamo verso la salita. Sono treni vecchi, con gradini molto alti. La rassicuro dicendole che una volta scesa con la mia, aiuterò anche lei.

Sollevo la mia bici, facendo attenzione a non cadere sui gradini d’acciaio, mi giro e un paio di persone stanno già aiutando la mia amica di un solo viaggio a far scendere la e-bike.
La donna con la valigia ci ha preceduto. Le porte si sono aperte e lei è scomparsa nella folla, inseguendo il suo nuovo futuro.
Valeria Cipolat, friulana di Pordenone. Dopo aver lavorato dieci anni nel profit, nel 1998 parte per lavorare con alcune Ong internazionali tra cui Save the children uk e Medici senza Frontiere. Ha lavorato in America Latina, Africa e in alcuni Paesi asiatici. Oggi è tornata a casa, pronta a ripartire. Nel frattempo sta pubblicando il suo primo libro.
